copmedusaschild2(Pure Steel Publishing) Come annunciato qualche tempo fa QUI, il nuovo disco dei Medusa’s Child è ora negli stores. Il quarto album degli elvetici, che vantano una carriera nell’underground di ormai quindici anni, mi sembra decisamente più maturo e solido di quello che l’ha preceduto! Dopo la pomposa intro c’è subito la titletrack, dal gradevole taglio progressive e con vaghi echi dei Queensryche. “Remember you” non starebbe male su un disco degli ultimi Stratovarius (per capirci, quelli meno neoclassici e più ‘pompati’); “Credi in Dio” (solo titolo e parte del refrain in italiano) è un’altra tirata simil-prog con incisive tastiere dal sapore seventies. La power ballad “My inner Voice” è presente in due versioni: preferisco quella acustica in coda alla scaletta, che esalta i toni drammatici del pezzo. “Paradise eternally” è più tosta, quasi alla Iced Earth, ma “Beethoven’s Kiss” gioca in modo un po’ vuoto con la musica classica. Insomma, un discreto prodotto di power/prog che suona come se fossimo nel 1997 – il che per me, naturalmente, è un grande bene. Peccato per la copertina decisamente insignificante (se non proprio bruttina), che difficilmente farà notare il disco a chi già non conosce la band.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10