(Misantrof Anti-Records) La band australiana Memoria è nata grazie a un demo, dal titolo “Memoria”, realizzato dal solo Jonathan Carroll, chitarra e voce, nel 2003. I memoria si sono poi esibiti e confrontati con platee di altri paesi, tra i quali l’Italia, e realizzando due album. Carroll e soci sono convinti che la loro musica debba e possa essere composta con una sola semplice chitarra, magari acustica, capace di contenere tutte le canzoni. Forse è questo un metodo spontaneo per comporre, anche se poi sei autore di un metal che incrocia il balck, il death e il noise. In “Death Calls the Islands” loro non hanno fatto come in passato, quando inserivano nel proprio black metal spunti folk, acid e chitarre acustiche. Questo terzo album è oscuro, distorto, con un riffing che sa di black metal, ma che di fatto sposta l’asse stilistico verso una sorta di sperimentazione, infatti c’è quasi sempre una voce clean a declamare i versi e la batteria è densa e rock nel tocco; tra l’altro Daniel Fox è un batterista entrato in pianta stabile da quest’anno e assiste l’altro batterista e sound designer Brendon Basely. L’iniziale “The Dogs Smell Blood” prova, a stento, ad essere black metal, già “Claw at the Pine” espone un riffing noise nei suoni e black metal nella partitura, “From Rats We Hide” prova ad essere anche più dura e nella fase centrale di “Doctor Creve” c’è anche del blast beat. Tutto ciò non è sufficiente a parlare di black metal e nemmeno di death metal: qui il tutto sa tanto di blackened metal, nel quale si intromette del noise e anche l’alternative più lercio e casinista. Si scorgono gli Emperor, quelli dei mid tempo epici, in “25th Island”, ma come atmosfere e melodie. La brutale aggressività e dannazione tipica del black metal è offuscata da una dannazione cerebrale, da incubo. La volontà più sperimentale dei Memoria salta fuori nell’ultima traccia:  “The Blood Wave”, quasi sette minuti di elettronica, synth, chitarre, voci e suoni. L’unico neo è che gli scorci dei synth e d’avanguardia sono troppo pochi, a spese di un songwriting che ha poco sviluppo. Si rivelano bravi a ridurre l’aggressività dei tipici accordi alla Emperor e Dödheimsgard, ma si spera che imbastardiscano di più le loro canzoni, visto che sono certamente capaci di andare oltre

L’album è prelevabile presso www.misantrof.net

(Alberto Vitale) Via: 6,5/10