copMEMORIA(MISANTROF ANTIRecords) Misantrof Antirecords non è una label commerciale. Pertanto le sue releases non seguono i gusti, le mode, i trends o semplicemente regole di budget. Ogni release di Misantrof è frutto di ricerca musicale, di passione musicale, di una intensa procedura di filtraggio del materiale sottoposto dagli artisti. È pertanto impossibile che Misantrof pubblichi materiale ovvio, scontato … troppo semplice. La mente deviata di Vrangsinn (Carpathian Forest) alle sue spalle diffonde un’aura spettrale che innalza il livello musicale a limiti complessi, contorti… geniali. Memoria è perfettamente in linea con Misantrof, ed è per questo che “This Landscape Is Endless” è la seconda release consecutiva -dopo di “Death Calls The Islands” del 2011- della band Australiana con l’anti-etichetta Norvegese. Memoria è -in modo riduttivo- definibile come band black metal. Con altrettanta semplicità si potrebbe definire la band alternative, post, e pure avant-garde… ma forse qui siamo su territori diversi, esterni, indefiniti. La stessa band dichiara: “Ci siamo resi le cose difficili ed il risultato non è probabilmente una cosa facile per gli ascoltatori. Speriamo che questo ripaghi chi non molla, coloro che vogliono accettare la sfida ed ottenere di più dalla musica”. Marziale ed inquietante l’imponente introduzione (ben cinque minuti!): perfetta per entrare nel mood assurdo dei Memoria, della deviazione psichica dei Memoria. Segue la lunghissima (quasi tredici minuti) “A Black Planet Circles A Dead Star”: titolo criptico per un inneggiare alla morte, alla condanna, ad una creatura (noi stessi?) capace di devastarci nel modo più crudele e perverso. La vaga apertura verso la speranza viene annullata. Intenso il testo, che verso la fine esprime la negazione della vita, totale disperazione, il singing diventa uno screaming ed esalta tutto con la bellissima frase: “quando la speranza diventa una singola nota”. Poi suoni. Rumori. Puro noise. “Crystal Flies” è in equilibrio tra condanna e gloria, ribellione ed odio. Ma “Crystal Flies” è misantropia e le mosche di cristallo siamo noi: sette miliardi di mosche di cristallo. Melodie distorte su “Stained And Void”, un pezzo quasi epico per l’impostazione musicale, arricchita da un singing corale costruito su un riffing avvincente, micidiale, poderoso. “Pale Light Breeding Machine” è molto sperimentale: senza rendersene conto il sound trasporta da un territorio all’altro, da una dimensione all’altra, il tutto per esaltare il sogno, l’incubo, l’esperienza extra sensoriale descritta dal testo. C’è del dark folk, e forse qualche influenza delle origini del black su “The Grey Shore”: questo per l’impostazione, per il riffing, per il singining, per i cori, per quella sensazione di trionfo che si riversa su lyrics oscure, malate, assolutamente impenetrabili… tranne per l’intensa percezione di male e perversione che si diffonde in maniera inarrestabile. La conclusiva “Upon Broken Limbs, Enter Now The World” è il pezzo più black metal del disco: musicalmente offre un sublime tremolo, alternato ad infernali arpeggi seguiti da momenti trionfali e momenti furiosi. Un album intenso, che si rivela -emerge- ulteriormente dopo ogni ascolto. La genialità dei Memoria è essere una band diretta in un certo senso: un primo semplice ascolto è attraente, diffonde la violenza che ci si aspetta da death e black. Ma è anche un arma a doppio taglio… un arma micidiale. Addentrarsi nelle stanze oscure dove aleggia lo spirito dei Memoria è un’esperienza agghiacciante, pericolosa che -nel migliore dei casi- lascia ferite psicologiche irreparabili, inguaribili, permanenti. Ogni ascolto intensifica l’angoscia, allontana i parametri di comprensione e rivela l’immensa complessità del song writing, del concetto stesso. Avant-garde subdolo, non esplicito. Post black metal che striscia silenzioso, lasciando tracce permanenti.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10