(Black Lion Records) Quando ho letto che questo duo svedese proponeva del black sinfonico non ho potuto fare a meno di pensare ai Dimmu Borgir, ma ascoltando questo loro secondo lavoro devo dire che non c’è traccia di maestosità e pomposità nelle composizioni. Anzi, in nove tracce, quattro delle quali strumentali, la coppia di musicisti mette su disco una musica malinconica e decadente, simile più ai Dark Lunacy che ai Dimmu, una serie di bellissime canzoni dove gli inserti strumentali non sono semplici intermezzi tra una sfuriata black e l’altra, forse è esattamente l’opposto. La sensazione che si ha ascoltando il cd è che ci si trova di fronte ad un lavoro maturo e compiuto, completo ed ispirato come da tempo non mi capitava di ascoltare. Ciò che più colpisce è la contrapposizione tra la depressione delle tracce strumentali e l’estrema epicità delle tracce cantate, il tutto reso alla grande da un uso sapiente e mai invasivo delle basi. Per la verità è il disco stesso nella sua interezza a non avere una vera e propria struttura da album black, ma non è questo a renderlo unico. No, l’unicità è generata da composizioni semplicemente sublimi e suonate davvero col cuore. Qui si può usare tranquillamente il termine “capolavoro” senza avere il timore di essere minimamente smentiti. Assoluti.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10

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