(SPV/Steamhammer) Dopo il box “Timekeeper”, del 2014, e l’ottimo “Tales from beyond”, di due anni dopo, tornano in pista i melodic power metallers Mob Rules: a modesto parere di chi scrive, stavolta i nostri sono leggermente sotto tono, ma il loro ottavo album “Beast reborn”, preludio al 25ennale che si festeggerà nel 2019, è comunque sopra la media delle uscite di genere. Dopo la intro/titletrack, “Ghost of a Chance” presenta un melodic power corposo e coinvolgente, ma in cui sono evidenti anche influssi maideniani. Ne troveremo molti di più nell’ottima “War of Currents”, concepita su un crescendo che avvolge e tiene desta l’attenzione per otto minuti che passano dalla NWOBHM al power tastierato. Intensa “Sinister Light”, ispirata al “Mastino dei Baskerville” di Conan Doyle, mentre l’epica “The Explorer”, dedicata ai grandi navigatori di inizio ‘500, ricorda al contempo gli Stratovarius per le melodie vocali e gli Orden Ogan per le trame quadrate e folkish. La solenne e cadenzata “Revenant of the Sea” ha addirittura qualcosa dell’hard’n’heavy fine anni ’80, sulla scia lunga di Dio; il miglior refrain ce l’ha però “Traveller in Time”, che narra la controversa vicenda di John Titor. Si chiude con la ballad pianistica “My Sobriety Mind”, che forse non coinvolge come dovrebbe. Un prodotto dignitoso, a cavallo fra melodic e power metal, ma non all’altezza delle precedenti, ottime prove.

(René Urkus) Voto: 7/10