copmood(MYO) Travolgente. Ispirato. E deliziosamente malinconico. Questo è il debutto degli italiani Mood, che giungono a questo lavoro dopo anni di studio, maturazione, esperienze, dedizione alla musica. Ma Mood non ha voluto essere il solito (fragile) sogno di gloria, dove si rischia tutto e subito ricercando il successo. Mood è semplicemente un processo evolutivo, è un qualcosa che è nato dagli eventi, che è un naturale sfogo dell’ottima capacità artistica di questi quattro musicisti. Musicisti sinceri e riconoscenti: il loro personale ringraziamento a grandi della musica come Pink Floyd, Beatles, Pearljam, Soundgarden è quasi commovente. Sembra che i Mood volessero chiedere scusa a questi grandi artisti: “scusateci ma anche noi abbiamo la necessità di creare la nostra arte, di diffonderla”. E si tratta di un’arte molto elaborata, ricca di evoluzioni, ricca di partiture calde, intense, ispirate. Personalmente non riesco a non pensare alla musica anni ’90 mescolata con le evoluzioni degli Anathema, e la cosa mi coinvolge, mi rilassa, mi eccita, mi esalta, mi trattiene, mi spinge avanti. Grazie ad un groove sempre presente, linee vocali pulite che definirei in equilibrio tra sofferenza e sogno delizioso, la band riesce nell’intento di creare un impatto sonoro, dove ogni strumento (voce compresa) è parte integrante di una sensazione, di una emozione, di una percezione dove la musica stimola i sensi, gli stati d’animo, la fantasia e i desideri. “Innerspace” è elettricità rilassante, e le linee di basso sono entusiasmanti come sulla successiva “Audiodrive”, pezzo che offre una certa dose di energia decadente irresistibile. “Aurora” è un pezzo stupendo, sognante, malinconico, mentre la melodia di “Hold Your Breath” è cristallina e toccante, mentre ancora una volta la sessione ritmica (il basso in particolare) riesce a costruire un groove immenso e travolgente. “On The Moon” è sensazione trasformata in musica. Musica che sembra descrivere un viaggio solitario nel nulla glaciale del polo nord, ma senza il freddo, senza il gelo, anzi, con un primaverile tepore che somma speranza ad un senso di desolazione e romantico abbandono.

(Luca Zakk) Voto: 8/10