(Napalm Records) L’ultimo album degli statunitensi risale al 2014 e nel frattemo tempo hanno subito delle variazioni affatto trascurabili. Entra in formazione la cantante Jackie LaPonza la quale inserisce nuove opportunità per il sound della band di Cleveland. Steve Rauckhorst è anch’esso un nuovo elemento al microfono, ma già in formazione nei tour, con interventi che permettono di stravolgere le linee vocali e ampliare il discorso delle strofe e della loro presa melodica. I due insieme a J Mann, cantante storico rientrato in casa da qualche tempo, rendono la musica dei Mushroomhead maggiormente descrittiva e con spazi recitati, teatrali, poetici, certamente cantati in più maniere. Sono nuovi a loro modo e sono imprevedibili, eppure solidi nel proporre il loro filone horror metal, alternative e nu metal, combinandolo con elementi symphonic e dark. Per fare tutto ciò la band si affida si al proprio batterista in regia, Skinny, anzi uno dei due batteristi perché l’altro è Diablo, ma anche a Matt Wallace. Quest’ultimo in fatto di produzioni musicali ‘crossover’ è un’icona. Ai due e alla band si potrebbe muovere un solo appunto, cioè che l’album si spinge molto avanti nel tempo. Si è già scritto come “A Wonderful Life” contempli una forma descrittiva, proprio a causa delle sue molteplici sfaccettature. Il senso della melodia però percorre l’animo dell’album quanto quello degli otto musicisti – una piccola orchestra! – che riassumono una serie di innovazioni e contaminazioni subite dal metal, tipo dagli anni ’90 in poi, ma anche un’abile manovra architettonica di composizione non del tutto standard. Se a tratti, nell’ascolto di “A Wonderful Life” arriva all’orecchio l’essenza dei Mr Bungle, Cradle Of Filth, Alice Cooper, Serj Tankian e di certe trovate rap metal, ebbene saranno reminiscenze perfettamente naturali e forse anche fin troppo ovvie ma niente affatto banali.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10