(Napalm Records) Trovo un certo piacere nel dover recensire quegli album e artisti che mi costringono a ricerche e approfondimenti, anche se extra musicali. Non conosco i My Sleeping Karma e a quanto pare devo riparare a questa mancanza. I tedeschi sono al quarto album e “Soma” indica una bevanda indiana che pare fosse in grado di inebriare le divinità, tuttavia la parola “soma” indica anche il corpo dei neuroni e non solo quello. La psichedelia dei tedeschi che ci arriva sotto grafica e nome (della band e dell’album) non può non ricondurre alla memoria il kraut rock e la kosmische musik, elementi che sembrano tornare in questa opera totalmente strumentale e di poco meno di un’ora. Un viaggio, uno stato mentale, neuronale come la parola “soma”, suoni che si alternano tra fasi più dolci e sognanti ad altre decisamente più corpose, cito come esempio “Saumy”, pezzo vicino alle sonorità dei Tool. L’insieme architettonico dei brani è scorrevole e levigato, più di tutto ha una propria forma definita che propone un’atmosfera piuttosto introspettiva e che poi dilaga in sonorità appunto cosmiche e a tratti stoner oppure post rock/metal ma sempre in chiave psichedelica. L’ascolto sul sito ufficiale della band di materiale antecedente a “Soma”, ha però svelato dei musicisti molto più inclini a sfigurare i suoni e portare la propria musica ad un livello mistico. Isolando però l’ascolto di “Soma” dal resto del mondo e della storia dei My Sleeping Karma non si può non rimanere ingabbiati in questo karma dormiente.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10