(Century Media Records) Quando si parla di estremismo musicale il loro nome salta sempre fuori. Nonostante i creatori dell’album “Scum” vedano oggi, così come già l’anno successivo ad esso, era il 1987, una formazione molto diversda dalle origini. Questo per dire che i Napalm Death che ti aspetti te li ritrovi da sempre in azione e in ogni nuovo lavoro discografico. “Throes of Joy in the Jaws of Defeatism” è il sedicesimo album dei Napalm Death e un giorno forse verrà ricordato come tra i loro migliori. Mark “Barney” Greenway, in formazione dalla fine degli anni ’80, tiene il microfono in maniera salda e variopinta. Il suo range vocale è molto più ampio rispetto alle ultime uscite e anche grazie al doversi adattare a un sound della band più plastico del consueto. I Napalm Death si rendono protagonisti di scariche furiose, ma il blast beat non è il sale del tutto, come lo stesso Danny Herrera riesce a dimostrare nelle sue evoluzioni. “Joie De Ne Pas Vivre” si potrebbe definire dell’horror crust con riflessi post metal o anche industrial. Strano a dirsi, ma di post metal e industrial in questo album se ne trova, pur non in quantità considerevoli, come ad esempio nella successiva “Invigorating Clutch”, dal riff che fa tanto Prong. Qualcosa di simile si avverte in “A Bellyful of Salt and Spleen”. Addirittura in “Contagion” i maestri dell’estremo si confrontano con soluzioni non dissimili dai Voivod. Questo è dunque un sound serrato, estremo, crust, grind eppure non necessariamente dogmatico, che apre a qualcosa dai contorni meno serrati che in passato. In “Amoral”, per esempio, i Napalm Death riprendono i Ministry o addirittura i Lard, per quanto una figura come Jello Biafra sembra rientrare nelle pieghe del brano. Mitch Harris e Shane Embury (entrambi in formazione dalla fine degli anni ’80) erigono un wall of sound invalicabile, dal dinamismo evidente e da una pesantezza titanica. I Napalm Death con delle novità misurate, dell’inatteso, il tutto frammisto alla loro essenza che ancora oggi nel 2020 li vede come dei cinici e perfetti estremisti.

(Alberto Vitale) Voto: 9/10