(Cult of Parthenope) I polacchi qui recensiti incarnano l’anima del black metal vecchia scuola, quella tendente spesso e volentieri ad un black depressivo e rabbioso, fatto di foreste d’alberi come di complessi industriali abbandonati, che calca a fondo sulla negatività che si può trovare in ogni ambiente che si guarda. Si, in ogni dove c’è della negatività, del nero, del marcio… e i polacchi lo ricordano sin dal titolo e dalla stupenda copertina del lavoro, in cui le sfumature dei grigi e l’assenza di colore sono la metafora di tutte le forme in cui il disagio si manifesta nella vita. Il disco fila via che è un piacere, una continua reminiscenza di quanto il black ha finora prodotto nel panorama musicale. Un disco assolutamente vecchio stile, da apprezzare in ogni singola nota.

(Enrico Medoacus) Voto: 9/10