coponabridgeod(Atomic Stuff) Malinconia. Sensazione triste, che come un respiro si perde tra terre senza fine, imprigionate in un autunno eterno, dove ogni speranza è solcata da una lacrima, dove ogni raggio di sole è reso pallido da un’atmosfera pervasa da colori tenui, pallidi, sbiaditi. Sensazioni descritte da un rock estremamente ricco, poderoso, ma sofferto, angosciante, decadente. Riflessivo. La musica dei Veronesi On A Bridge Of Dust è intelligente, mai eccessiva,  sembra quasi che non possa raggiungere un apice, pur essendo capace di offrire una completezza sonora assoluta, coinvolgendo l’ascoltatore in melodici concetti post metal, in atmosfere quasi gotiche, in sviluppi progressivi ed alternativi stupendi. Un album da godere ascolto dopo ascolto, lasciandosi trascinare dall’imponente sessione ritmica che offre linee di batteria e basso ricche di dettagli, di idee, di evoluzioni a supporto di chitarre mai troppo aggressive, sempre cristalline e melodiche. Una voce brillante, bellissima, sempre capace di trasmettere tristezza e malinconia pervase da speranza e da una visione diversa di un futuro sconosciuto. Pezzi come “A Fool’s Hope” e “Barren Moor”  sono esempi stupendi di come viene evoluta e innovata l’esperienza trasmessa dalle influenze della band, che sfiorano l’espressiva tristezza dei Lake Of Tears, la deviazione psichica di Isis e Make, la delicatezza progressiva di certe bands quali gli italiani Time Machine. Un album che definirei enigmatico, in quanto enigmatica è la copertina, enigmatica è la voce, enigmatica è la musica, enigmatiche sono le sensazioni che rimangono dopo l’ascolto. Un album il quale, in maniera molto strana, crea dipendenza, imprigionando l’ascoltatore tra accenni di potenza metal e sintesi di melodia rilassata, tra viaggi mentali acidi e confortanti basi rock. Resta, dopo ogni ascolto, il bisogno di una dose maggiore. Resta, dopo ogni dose quella visione mentale dispersa in un paesaggio vasto, silenzioso, un silenzio che costringe ad una rivalutazione introspettiva del proprio io. Un album che avvicina a se stessi. Un album che causando crisi ed euforia mescolate a tristezza e piacere, è in grado, mettendo tutto in discussione, di mostrare l’altro lato dello specchio interiore, una visione diversa delle propria emozioni, il lato opposto dei propri pensieri.

(Luca Zakk) Voto: 8/10