(SFC Records) Islandesi e dovoti ad un death metal si pesante, ma concepito attraverso la tecnica. Una tecnica che appare fluente e la stessa etichetta infatti li avvicina a coloro che hanno nei propri gusti la passione per Obscura, Necrophagist eThe Faceless. Insomma, gli Ophidian I sembrano la tipica band che anziché subordinare la musica alla tecnica, mettono quest’ultima a disposizione della musica. Non tutto deve avvenire per conto dell’esasperazione esecutiva. L’impatto è importante, la forza del sound è necessaria, attraverso un richiamo al death metal vecchio stampo, diciamo sul finire degli anni ’90, cercando di abbracciare l’esecuzione e la tradizione insieme. Ossessi dalla frenesia, infatti pochi sono i cali di tensione o dei ritmi. Gli Ophidian I viaggiano al massimo delle loro energie. Solo qualche attacco iniziale o qualche bridge o intermezzo nelle canzoni prova a stemperare quella divorante tensione adrenalinica. Il quadro generale però è quello di un lavoro tutto sommato ben suonato e prodotto: registrato in Islanda e missato e masterizzato da Jóhann Ingi (Beneath) in Svezia nel 2011, ma solo grazie alla russa SFC trova ora spazio sul mercato. Nella band figurano membri con esperienze in Severed Crotch, ovvero il cantante Ingólfur Ólafsson, nei Beneath, cioè il chitarrista Unnar Sigurðsson, e negli Angist, il batterista Tumi Snær Gíslason. Tutti i musicisti hanno lavorato ad un’idea unica: un death metal impostato sulla tecnica e attraverso un sound comunque ruvido. Ci sono riusciti, magari in futuro arriveranno a concepire anche qualcosa di maggiormente dinamico nella struttura dei pezzi, oltre che nell’esecuzione dei riff. Avranno il tempo di farlo, i presupposti sui quali partire ci sono tutti.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10