(Indie Recordings) Si riparte dall’ultimo debutto (ovvero dal primo album omonimo uscito dopo il cambio del moniker, recensione qui), quando affermai: tanta tecnica. Intelligenza nell’attingere da altri generi dando vita ad un blend tutt’altro che scontato… dell’ottima musica, ma assolutamente un preannuncio di devastazione, grinta e sudore in sede live! Eccoli di nuovo questi finlandesi dopo quattro anni, ancora stabilmente accasati nei pressi dell’etichetta di Oslo. Groove travolgente, un certo senso di devastazione e di grande rabbia comunque curata a livello tecnico in forma cinica, come confermano brani quali “The Sweetest Of Bloods”. Il genere si espande… non è più solo un metallo di un certo tipo, non è più un rock un po’ speciale… ma segue le vie traverse già percorse da bands quali i Vultures Industries o, ed in particolare, i pionieri System of a Down. Nervosa ed irrequieta “Revival”, pulsante “Deathless Endeavor”, trascinante l’ottima “Magnetism”. Ha una impostazione perversamente seducente “Skeleton Shuteye, è teatrale “We Created This Silence”, rocambolesca e misteriosa “Aimless In Our Aim”. “Revenant (Part I)” e “Promised Land (Part II)” spingono nuovamente sulla teatralità, rivelandosi imponenti, ricercate, progressive, prima della conclusiva ed provocantemente instabile “Unravel”. Con testi che spaziano da demoni interiori all’isolamento che ci fu durante il periodo di dittatura pandemica, questo trio mette tanta carne al fuoco e ci getta contro un album esplosivo, intenso, carico di energia e meravigliosamente pericoloso!

(Luca Zakk) Voto: 8/10