(Autoproduzione) Secondo EP per gli statunitensi Pile Of Priests, terzetto statunitense attivo dal 2010 con anche un full length all’attivo. Il pregio principale della band è quello di riuscire a restare ancorati nel death old school senza venirne totalmente risucchiati, conservando una personalità notevole. Ovviamente le influenze di Death, Pestilence e altre formazioni del lato più tecnico e progressivo del death metal sono presenti, ma i nostri le rielaborano al punto da non risultare una mera scopiazzatura delle band ispiratrici. Il riffing è intricato, esattamente come il labirinto mentale trattato nella title track, ma allo stesso tempo i brani non perdono un grammo di potenza e brutalità. Impressionante il lavoro di basso, che si produce in virtuosismi intricati ma mai fine a se stessi. Ottima anche la scelta delle cover proposte per arricchire l’EP, con brani di Coroner, Sadus e Kreator, proposte in maniera piuttosto simile alle versioni originali, eppure con un tocco personale che si nota in maniera evidente. Devo dire che non conoscevo i Pile Of Priests, ma ora attendo con ansia il prossimo lavoro della band statunitense, e nel frattempo corro a procurarmi tutta la loro discografia passata.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10