(Candlelight) Si erano perse un po’ le tracce dei Rumpelstiltskin Grinder dopo “Living For Death, Destroying The Rest”. La band statunitense pare abbia addirittura tentato di cambiarsi il nome, ma le cose sono rimaste come erano.  “Ghostmaker” è una fusione estrema tra il death metal e il thrash (a tratti si avvicina al black metal, anche per via dello screaming nel cantato), la quale genera un sound robusto ma dinamico, senza privarsi delle opportune melodie per diversificare i pezzi e rendere la musica maggiormente fruibile. Attenzione però, la proposta dei Rumpelstiltskin Grinder alla fine pur risultando gradevole appare come un immenso polpettone. Non c’è approssimazione in questo “Ghostmaker”, ma la band della Pennsylvania punta a rendere le canzoni immediate, d’impatto, ma faticando ad arricchirle di quel qualcosa in più o di rifinirle con perfezione stilistica. Questo non vuol dire che all’album manchino dei momenti salienti, ma è anche vero che tolto l’impatto e la velocità o qualche assolo degno di nota, poi alcuni pezzi scivolino via senza troppi tratti distintivi. Di interesse maggiore la velocissima “Nightworms”, imbastita a metà tra death e black ‘n roll, “Get Out of My Grave/Gigantic Graveyard”, le quali melodie ricordano qualcosa dei Dissection, “Desert Goblins”, per il lavoro della batteria e alcuni riff epici, e almeno un altro paio di composizioni. Le altre sette si assestano su buoni livelli, ma non catturano l’attenzione dell’ascoltatore per il totale del loro minutaggio. Tutto sommato “Ghostmaker” è un lavoro che si lascia ascoltare, è moderno perché mischia dentro la sua genetica musicale più generi e situazioni, inoltre possiede una produzione invidiabile.

(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10