(Darknagar Records) Sono una band russa gli Shturm, nacquero nel 2003 e nel tempo hanno avuto i loro cambiamenti. “Karmaruna” è il nuovo album e li vede esibirsi in quello che potrebbe essere un melodic black/death metal furioso, non esente dall’esprimere composizioni articolate e ricche di variazioni, con qualche passaggio nodale sul thrash metal, e intrise di una melodia generale che le caratterizza. “My Life with Angel”, l’epica “Eagles above Tibet” sono tra i primi brani a rivelare una buona struttura in essi. “To Kapylavasta” è rabbia elevata al massimo da un feroce lavoro di batteria di Petreno (tutto il lavoro svolto da lui è feroce), ma è “In Us” a vivere di un blast beat davvero selvaggio e di aperture epiche e solenni delle chitarre di Adar e Omut. A proposito, il primo è anche voce “cattiva”, mentre il secondo si occupa delle voci clean ed è anche lui chitarrista. Il bassista è Kain, anche lui spesso in evidenza nelle sue cavalcate che viaggiano parallele tra il drumming e il riffing. “Rember Thy Name” è una canzone su di giri, tuttavia scorporate le accelerazioni o i diversi blast beat che si manifestano come scariche di tuoni, sembra accostarsi in più momenti al thrash metal degli ultimi Overkill. “Karmaruna” è un album di violenza e melodia; è un album che si rivela come una moneta a due facce: da una parte la forza e i connotati black metal e death metal, dall’altra le inserzioni melodiche e le ariose note che si incontrano di continuo e sollevano la mente verso vette insormontabili. La sintesi di tutto arriva nella breve e conclusiva strumentale “Metal Music Artefact”, degno sigillo epico e appassionato di “Karmaruna”.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10