copSilenceOath(autoprodotto) A tre anni dal debutto, la one man black metal band del poli-strumentista italiano Filippo Tezza (che conduce anche un progetto orientato al power metal, Tezza F.) torna con un album complesso, articolato, ricco di pezzi lunghi, elaborati, sicuramente appartenenti ad un livello estremamente più alto del precedente lavoro. “The Void”, lavoro con lunga gestazione, è forse una specie di culmine creativo di Filippo, il quale abbraccia vari generi nella sua produzione apparentemente amatoriale, ma sicuramente di ottimo livello: certo, siamo in palese territorio black metal, symphonic black metal, ma le deviazioni stilistiche che si presentano durante questi cinquanta minuti abbondanti sono una costante sorpresa e vantano quel tocco di instabile follia che, per esempio, caratterizza bands come gli Arcturus. “The Void” non è un disco con delle hit. Non è un disco che offre risalto ad un riff, ad una canzone, ad un tema. “The Void” è un percorso senza fine, una progressione atmosferica sempre in crescendo, dall’intro fino alla monumentale traccia conclusiva. Contorta anche la produzione, palesemente maniacale, regala risalto ad ogni singolo strumento, comprese le linee di basso che sono sempre massicce anche nei momenti più crudeli. Interessante anche il paniere dei guest, tutti locali e tutti appartenenti all’underground italiano, come il front man degli Eternal Samhain ed anche quello dei Riul Doamnei, i quali riescono a fianco di alcune parti con voce femminile a dare ulteriore energia e forza emozionale all’intero lavoro. Feroce “Sins Of A Dead Soul”, con l’improvvisa parentesi suggestiva dove appaiono clean vocals, linee ritmiche intense e divagazioni melodiche curate. Coinvolgente “Howling Moon”, un pezzo di black sinfonico con una chitarra fantastica: assoli, licks improvvisi, arpeggi acustici… il tutto mescolato in un unico impatto sonoro che trova anche spazio per pianoforte e voce femminile. Stupendo il feeling rituale di “The Abyss Of Conscience”, pezzo con dei cori fantastici, mentre la conclusiva “In Autumnal Haze” rivela e conferma un’abilità compositiva non certo comune o scontata. Una creazione artistica con sapore chirurgico per i livelli di precisione raggiunti; espressione musicale con un approccio scientifico nella composizione, registrazione ed arrangiamento: esattamente come successe per il debutto, sembra quasi impossibile che un artista da solo, senza supporto di alcuna etichetta e con mezzi propri possa arrivare a tali livelli qualitativi.

(Luca Zakk) Voto: 8/10