(Atomic Stuff/Andromeda Dischi) Solo per dare un quadro di chi e cosa siano i Sin’ Sound occorre un po’ di spazio. La band italiana è il risultato di una fusione di altre due e forse questo spiega come mai la formazione sia costituita da ben sette elementi: cantante, basso, batteria, chitarra solista e ritmica, tromba e sax. Niente male, altro che band è una mini-orchestra. Il Sin’ del nome sta per synthetic, synaptic, singular. Il nome dell’album è il risultato della loro provenienza, l’underground, il circuito delle band non ancora affermate, i sobborghi dell’industria (pessima parola quella) discografica. “Celebration of Apathy” apre le danze e fa credere, che la band si dedichi all’hard rock blueseggiante degli anni ’70, mentre la seguente “Preparing the Journey” è tanto soul-funk. Anche “Introduction: from the Underground” svela un lato rock d’annata, con atmosfere dell’Hendrix sperimentale o dei Led Zeppelin. E’ quello, alla fine dei conti, il settore stilistico nel quale i Sin’ Sound amano collocarsi: genere retrò, suoni potenti, lucidi e carichi di energia. La radice del rock, distillata con attenzione e trattata con passione. L’accostamento della psichedelia senza prenderne gli estremi. Marco Cavalli è il solista della sei corde, un sound energico, pulito ma frequentemente carico di un pathos quasi alla (scusami Marco, lo so che ti sto rovinando con questo accostamento!) Peter Green. L’affiatamento generale lo si nota nelle pieghe delle canzoni, nei cambi di ritmo, in come i fiati prendono il loro spazio (“New Year’s Reason to Pray” ad esempio). Ci sono  pezzi che funzionano immediatamente, dalle prime note, dalla prima manciata di secondi, come “I Really Like You’re Back”. Musica che ha spessore, peso specifico nel quale partecipa la densa batteria che ha qualcosa di Bonham (ne ho fatto fuori un altro, Roberto Micheletti). “From the Underground” scorre impetuoso e raffinato, anche visionario visto che nell’accoppiata finale dell’album costituita da “Elisa” e “Mr.Goodbye”, balzano alle orecchie i Pink Floyd. Rock ispirato, come la voce di Francesco Zugno: graffiante, roca, rude, vissuta. L’ascolto rivela una band capace, disinvolta e non solo dai principii rock-blues ma anche sfumature impreviste. “From the Underground” non può che dimostrare la preparazione dei Sin’ Sound e le loro capacità dimostrate anche nella scelta della produzione, infatti pare che la band abbia registrato in analogico e usando alcune attrezzature che a molti diranno qualcosa, come un effetto echo Binson o il 24 tracce Studer A80 MKII. Roba di gran classe! Prego appassionati, nostalgici o cacciatori di buona musica, i Sin’ Sound sono tutto ciò che desiderate.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10