(ConSouling Sounds) Per rendervi comprensibile cosa siano gli svedesi Sanilking, vi svelo da subito che il nome della band è stato preso da un album degli Ufomammut. Questo imposta già la comprensione su come suoni “Samsara”, ovvero uno sludge lento, suadente, con quell’atteggiamento da trip che serpeggia nei pezzi o nelle distorsioni delle chitarre, sempre un tantino lisergiche e gommose. Solo tre brani, ma “Shelter” è oltre i 14′, “In the Wake” oltre gli 11′ e “Samsara” supera appena i 9′.  Sono 35′ in tutto, segnati da un passo lento e pesante e sottolineato da un drumming che scansiona ogni singolo colpo con assoluta pacatezza. Basso e chitarre si fondono e generano una melma ribollente. “Shelter” nella sua sezione finale, a 5′ dalla sua chiusura, aumenta il passo, ma senza strafare. “In the Wake” è ossessiva, ha una parte centrale semi-psichedelica e doom insieme, un riffing comunque freddo ma incantato. “Samsara” è la canzone più sostenuta e vivace, la quale termina con l’impasto di suoni e riff che vengono esasperati da un’effettistica spessa e impazzita. “Samsara” è un album dal sound possente, ruvido, ma dalle melodie ombrose e quella patina lisergica, davvero sottile, rende il tutto più affascinante.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10