(I, Voidhanger Records/Entropic Recordings) Due maestri del black tendenzialmente atmosferico uniti assieme. Due one man band che non esitano nell’addentrarsi in produzioni estreme, speciali, originali, identificative e totalmente deviate. Ma queste due entità non cercano mai strade facili o soluzioni semplici: nonostante questa release sia sostanzialmente uno split, ovvero dei brani di più bands in un’unica pubblicazione, in pratica si tratta quasi di due album con i brani mescolati assieme, visto e considerato che siamo davanti a quasi due ore di musica! Un viaggio concettuale attraverso il sistema solare, il quale viene descritto e reso antropomorfo con della mitologia che crea un parallelismo tra le nostre vite e tutto quello che si trova nel vuoto che circonda il nostro pianeta… riprendendo il discorso aperto con il precedente split delle due bands, “Sol” uscito nel 2013, che si ispirava alla suite “I pianeti” del compositore inglese Gustav Holst. Concettualmente e musicalmente, attraverso questo labirinto di sonoro, le due bands partono dal sole e viaggiano verso ogni pianeta, dando vita a storie, episodi, leggende e miti ispirati alla conformazione di ogni singolo astro a sua volta legata ad una personificazione leggendaria. Con questa impostazione, Mercurio è il virtuoso, Marte il guerriero, la Terra è la madre, Venere è la sacerdotessa, Giove il gigante, Saturno il ribelle, Urano è colui che è caduto mentre il pianeta nano Plutone, lontano nella fascia esterna, è il custode delle porte, l’accesso alla nostra dimensione, quelle di questa fetta di universo che chiamiamo sistema solare, che chiamiamo casa. Gli Spectral Lore tessono il mito di Mercurio, Terra, Saturno e Urano. I Mare Cognitum si prendono cura degli altri. Solo Plutone viene venerato in forma quasi divina, sia per l’associazione figurativa, che per la presenza di ben due brani, prima e seconda parte, entrambi con la collaborazione compositiva ed esecutiva congiunta dei due artisti. Il black metal che emerge è contorto, a tratti violento, spesso atmosferico, pieno di evoluzioni progressive, spaziante dal raw al quasi sinfonico, sfiorando altri percorsi (emerge anche thrash e death), il tutto tra aperture celestiali e deflagrazioni demoniache. Con la copertina di Elijah Gwhedhú Tamu (Ikonostasis), “Wanderers: Astrology Of The Nine” è un’opera titanica, mostruosa, enorme, complessa, contorta e suggestiva. Quasi un vasto assalto musicale che cattura, toglie l’aria, abbandona l’ascoltatore nel nulla di quella umana infinità che separa ogni globo orbitante attorno all’unico vero padre: il sole.

(Luca Zakk) Voto: 9/10