(Autoproduzione) Dagli inizi power/folk ne è passato di tempo! I bergamaschi SpellBlast hanno abbandonato le atmosfere incantate di “Horns of Silence” e “Battlecry” per virare su un metal più energico, e oggi il loro quarto disco vuole essere una rievocazione dell’epopea della frontiera, riverita attraverso canzoni dedicate ai suoi principali protagonisti. Il primo omaggio, la opener, è ‘fuori serie’ e va a “Tex Willer”: atmosfere che musicalmente potremmo ricondurre al desert rock si uniscono a un power arrembante… il tutto avendo ben presenti le lezioni di Morricone (come del resto i nostri riconoscono esplicitamente nella nota stampa). “Wyatt Earp”, brano epico e rimato, legge in senso ultrapositivo la sfida dell’OK Corral, che invece la più recente storiografia vede come una ‘vendetta privata’ dei fratelli Earp priva di qualunque eroismo. Eccezionale per atmosfera e ispirazione il break di “Billy the Kid”; quasi inevitabilmente, “Sitting Bull” si modella sulle cadenze dei canti dei nativi americani. Fa pensare agli spazi aperti delle praterie “William Lewis Manly”; i fan della band non tarderanno a comprendere che “Goblins in Deadwood” è la versione western di “Goblin’s Song”, dal debut “Horns of Silence”. Il disco non poteva che concludersi con una cover di “Wanted dead or alive”, dato che le atmosfere del Bon Jovi di “Young Guns” sono richiamate in più di una occasione. Esperimento musicale interessante… e perfettamente riuscito!

(René Urkus) Voto: 8/10