copstarsoup(Sublimity Records) Vengono dalla Russia, e precisamente da Mosca, gli Starsoup (che bel monicker!): sorgono attorno al  cantante Alexej Morkov, e lentamente si sviluppano come vero gruppo. Il loro debut mi ha colpito per la varietà delle influenze e per la sostanziale impossibilità di inquadrarli in un genere, che solo alla lontana potrebbe essere il progressive. Ma quando fa semplicemente metal/rock progressivo, come nella opener “Angels”, la band convince ma non entusiasma: sono gli elementi eterogenei a impressionare maggiormente. Come in “Ain’t no Superman”, con il suo cantato rappato e i suoi controtempi; o come in “Cradle of War”, che mitiga le proprie spigolosità con un sassofono nei punti giunti del brano. La titletrack strumentale ha un gradevole approccio orientale, che cede il passo nella seconda parte, più intricata, a cori stile Carmina Burana; la breve power ballad “The City and the Stars” ha i numeri per emozionare. “Voices of the Wind”, grazie ai suoi cori avvolgenti, sa quasi di musica religiosa; “Road to Sunset” è un pezzo di soft rock quasi alla Talking Heads, molto ben riuscito nella sua positiva aura americana. E se anche lo strumentale conclusivo “Rain in the Desert” ha un suo fascino malinconico, direi proprio che siamo di fronte a un disco veramente ben riuscito, che però non credo potrà piacere ai die hard defenders, ma troverà piuttosto i suoi fans nel novero dei rockettari più chic ed esigenti.

(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10