copstormlord(TrollZorn) Meraviglioso! Semplicemente meraviglioso! Ammetto di non aver mai seguito gli italiani Stormlord che con questo “Hesperia” giungono al quinto full length. Tuttavia non mi serve a nulla scavare nel loro passato per capire l’evoluzione della band: “Hesperia” è un album stupendo, che è riuscito a rapirmi fin dai primissimi ascolti! Erano anni che non sentivo materiale come questo, materiale che mi si mostra come una rivelazione assoluta. La profonda radice black metal arricchita da imponenti orchestrazioni dall’impostazione epica non può non portare il mio pensiero a band come i Dimmu Borgir, un pensiero che si rivela molto semplice: “Hesperia” annulla tutto, fa terra bruciata, annienta la maggior parte delle bands che arricchiscono black metal con melodie sinfoniche. Quale ascolto immenso! L’energia scaturita è travolgente e la componente epica fa letteralmente ribollire il sangue nelle vene. Stupendo anche l’argomento trattato in questo concept album, ovvero l’interpretazione dell’Eneide di Virgilio (Hesperia è un antico nome dell’Italia), con testi elaborati in inglese, italiano e latino con metrica poetica antica, pieno di atmosfere cinematografiche che creano immagini, assurdi ologrammi di eroi, avventure, eventi, remoti ricordi di un passato epico e glorioso. Quarantacinque minuti che sembrano molto più durevoli grazie all’estrema complessità delle tracce che non si ripetono mai, che non utilizzano strutture fisse, amplificando al massimo la visone narrativa del disco. La voce di Cristiano Borchi è assurdamente meravigliosa, un’immensa combinazione di scream e growl che fa decisamente impallidire qualsiasi concorrente nord europeo. Le tastiere sono semplicemente imponenti, ed anche su questo fronte la band romana riesce a distruggere la stragrande maggioranza della concorrenza sia essa del filone symphonic black metal o power/prog. Chitarre taglienti, sessione ritmica devastante, contribuiscono a rendere l’intero concept un’avventura avvincente che va goduta e gustata nel suo insieme. Ci sono comunque alcuni pezzi che spiccano particolarmente in quanto a dinamismo, alternanza delle voci, epicità ed aspetto cinematografico, pezzi unici, attraenti, stupendi. Uno di questi è senza dubbio la opener “Aeneas” (Enea, ndr) cantata interamente in latino. Sublime l’effetto che l’adattamento dell’antica lingua poetica in un contesto decisamente black metal riesce a creare. Devastante “Motherland” che riesce a spingersi verso un sound che ha sapore tribale, il tutto innestato in un metal poderoso ed incalzante. La title track è sperimentale, usa molte componenti elettroniche che regalano al pezzo un imponente componente epica, trionfale, un risultato superlativo. “Onward To Roma” è grandiosa, riesce a travolgere l’ascoltatore con ritmiche incalzanti ed una generale sensazione marziale, mentre la conclusiva “Those Upon The Pyre”, che dura quasi dieci minuti, chiude con immensità, e complessità compositiva, un’avventura immortale trascritta in musica. Un album maestoso, imponente, totale, che rivela un lavoro intenso, una maniacale ricerca dei dettagli, una precisione senza confini. Un lavoro che riscrive regole, ridefinisce generi, e porta verso un nuovo livello la musica estrema. Decisamente imperdibile.

(Luca Zakk) Voto: 9/10