(Massacre Records) Ascoltare “Norsemen”, la sesta fatica sulla lunga distanza degli immortali Stormwarrior, mi ha restituito una immagine precisa. Sarà capitato a tutti di avere una bellissima storia d’amore, che poi è finita; siete rimasti in buoni rapporti con il/la partner, talora vi vedete ancora, qualche volta vi sentite davvero vicini e in sintonia… ma in fondo sapete bene che non si torna mai veramente indietro. Fuor di metafora: gli Stormwarrior hanno composto, per quel che mi riguarda, tre album eccezionali, i primi tre, che voterei rispettivamente 8,5, 9 e 10 (dove 10 significa ‘top ten assoluta’, chi segue questo sito sa come sia stretto di voti); poi hanno composto quell’orrore che risponde al nome di “Heathen Warrior”… ed è stato davvero un brutto colpo. “Thunder & Steele” ha sicuramente riacceso la fiamma, ma ormai i bei tempi sono andati (per sempre?): “Norsemen” è compatto, tradizionalista, oserei dire ‘bellino’… ma “Heading Northe” è troppo di un altro pianeta per non far sembrare scadente qualunque altra cosa. Vediamo la scaletta per essere più chiari: la quasi titletrack “Norsemen (we are)”, che risale al 2006, contiene materiali che intanto sono stati utilizzati in “One will survive”, dal sopracitato “Thunder & Steele”; ci godiamo invece del genuino, torrenziale e catartico speed/power metal teutonico in “Storm of the North”. “Odin’s Fire”, il singolo, si basa sulla consueta formula ‘refrain brevissimo e battagliero ripetuto all’infinito’, già usata in passato ad esempio per “Valhalla”, “Steel Crusader”… e in “Norsemen” pure in “Blade on Blade”. Ottima l’epica “Shield Wall”, poi la lunga “Sword of Valhalla”, abbastanza di maniera, purtroppo fallisce l’impresa di diventare la nuova “Lindisfarne”. Insomma, per tornare alla metafora iniziale: non escludo un trionfale ritorno della passione (sono casi rarissimi, ma ci sono band che hanno sfoderato cose grandissime dopo diversi dischi un po’ così, vale per i Maiden, i Priest, gli Stratovarius e magari pure i nostri Rhapsody of Fire…), ma “Norsemen” non può suscitarlo. È un buon disco di power metal, che prenderò in vinile e aggiungerò alla collezione, ma non va molto oltre.

(René Urkus) Voto: 7/10