(autoproduzione) Quinto album per gli Strike Avenue, un esempio ormai longevo del deathcore espresso nel nostro paese. Della band cosentina in redazione è arrivato anni fa il solo “Avenger Alpha Acocalypse” QUI recensito. Oggi gli Strike Avenue esprimono un sound ben curato, maturo e ricco di influenze. Deathcore si, visti certi breakdown e riff stoppati, quanto possenti e nervosi, non mancano però scivolamenti di stile nel blackened death metal. Anzi la band nei propri pezzi sembra passare da fasi djent-deathcore ad altre dove i blast beat su andature death ma oscure, prestando il fianco a scenari ideali per sboccaire assoli ottimamente espressi e dal carico melodico epico e inquietante. Agli Strike Avenue si sommano i Messhuggah, i Carnifex quanto i Thy Art Is Murder, oltre a sprazzi brutal death metal e situazioni dall’atmosfera oscura. Il raddoppiare della batteria sulle andature delle chitarre conferisce al sound il tipico ‘wall of sound’, la robustezza inesorabile e granitica di un suonare deciso e consapevole. Buona la prova di Phil, teso a produrre un growl gutturale, grasso. “Antiresurretion” è un concept album che si focalizza sull’abisso dell’animo umano e la decadenza del suo presente e dell’ignoto futuro. Tutto ciò rientra nei testi, in quanto la musica è svelta, potente, mutevole per il suo passare da una fase all’altra, nel dare spazio a questi mirabolanti assoli e alle scariche ritmiche. Proprio gli assoli sono un elemento fondamentale dell’album, in quanto aumentano quella vena di melodia che innalzano la musicalità stessa di “Antiresurretion”, altrimenti condannato a quella mastodontica ossessività tipica del deathcore. Come spesso può accadere con lavori del genere, più ascolti aiutano comunque ad assorbire l’album che tuttavia non appare come un pesante intrico di cose.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10