copsulaventrebianco(Ikebana Records) Non dimentichi un nome del genere, oppure si? Sula Ventrebianco è di per se una band unica, appariscente. Non la dimentichi, ti cattura. La musica è una questione di gusti e quindi può piacere e no, lo sanno bene i Sula ed per questo che dentro alla propria, di musica, ci mettono molte cose. Innanzitutto ci mettono il rock e qualcosa che sembrerebbe anche tipo grunge, se non addirittura Marlene Kuntz, per alcuni scenari. Tuttavia un rock aspro e comunque graffiante, ammantato di melodie che tutto sommato non sembrano essere banali, soprattutto quando seguono i testi molto profondi, ma cantati e messi in musica in modo snello. Questo sono i Sula Ventrebianco, una band rock che sa abbigliarsi dei suoni giusti (corposi, solidi, ricchi di effetti). Una band che sa essere di stile, di ricerca, in un certo senso anche sopra le righe e quasi ‘cantautorale’ nelle parole, salvo poi essere sempre e comunque una band rock e quindi fanno chiasso, suonano a volumi esagerati. Vanno a colpire e scatenare i ritmi con seducente forza ed energia. Le chitarre poi sono selvagge, ma autorevoli, sempre perfette nel sottolineare l’andamento dei pezzi e come questi si evolvono, cambiano, mutano. Quando arriva “La Peste” (terzo pezzo in scaletta) quasi si pensa di trovarsi di fronte a dei Melvins all’italiana (accade anche altrove, vedi “Oca Mia”), eppure è solo un momento, un solo brano incasellato con altri all’interno di un album che suona rock, adulto e svampito insieme. La radice punk, la lisergica distorsione anni ’70 (e forse anche dei ’60, tipo in “Largo al Re”), la tendenza a sperimentare pur rimanendo nei meandri di un rock sincero, diretto, ma allo stesso tempo privo di una forma definitiva, fissa, stabile. Con tutta sincerità, trovo l’attitudine dei Sula Ventrebianco in stile jam in divenire, tipica delle band dei primi anni ’70. C’è quell’essenza retrò, ma non domina in modo imperioso e sfacciato. L’interpretazione vocale di Sasio Carannante (anche chitarrista) a volte ricorda davvero uno degli ultimi cantautori ‘alternative’ italici. Carannante insieme all’altro chitarrista Giuseppe Cataldo, vanno a formare una maglia di riff che si diffonde con stile e dinamiche sempre differenti. Bravissimi il basso di Mirko Grande e la batteria di Aldo Canditone: due guardaspalle col ritmo che sostengono le linee musicali degli altri. L’album è uscito a inizio 2013, ma sta ritornando prepotentemente all’attenzione dei media. Per fortuna!

(Alberto Vitale) Voto: 8/10