(Cult Of Parthenope) Secondo capitolo per questa one man band italiana, la quale esordì un paio di anni fa con l’ottimo “Del Flusso Eterno” (recensione qui). Questa nuova pubblicazione ha un aspetto duale, un punto di arrivo e di partenza, tanto che l’edizione è composta da un doppio CD (disponibile anche in bundle con maglietta ed altri gadgets). Il primo contiene una riedizione del demo autoprodotto uscito nel 2016 ed intitolato “Randir”, quindi un chiaro legame con il passato artistico, mentre il secondo la vera novità, la vera nuova direzione del progetto, ovvero l’EP “Bare Boughs”, una diversa direzione artistica la quale crea una marcata scissione (quel ponte che brucia?) dal black metal del demo e del debutto, per virare verso sonorità più folk, più ambient, più carnali e lontane dal furore selvaggio dell’ottimo black suonato in precedenza. Le tre (più intro) tracce di “Randir”, tutte cantate in italiano (come fu per l’album di debutto), sono esaltanti, potenti, graffianti, molto ben suonate e con una ricerca di riff sempre tuonanti e coinvolgenti. Spicca su tutte l’irresistibile “La Chiusura Del Cerchio” (concettualmente anche una bellissima coincidenza!), dominata da un main riff seducente, linee di basso poderose ed un insieme di arrangiamenti che rendono il pezzo di altissimo livello. “Bare Boughs” invece è la quiete dopo la tempesta, quel momento di silenzio dopo il più fragoroso dei tuoni. “Bare Boughs” è ipnotico, è folk, è neofolk, è spirituale e quelle chitarre classiche incantano, provocano, stimolano. “Bare Boughs” rappresenta davvero il lato opposto dell’artista, di F, ovvero Francesco Del Vecchio (ex One Day in Fukushima, Párodos e Throes of Perdition): la pace, la riflessione, la ricerca di uno spirito interiore… la musica completamente opposta (ma come insegnano su in Scandinavia, sempre e comunque legata al black), con testi cantati in inglese, quasi una tendenza ad una direzione più internazionale (oltre che contrastante rispetto a quanto prodotto finora), fuori dai confini nazionali, per Taur-Im-Duinath. “Bare Boughs” dipinge con stile e passione una dimensione intima, saggia, molto malinconica, una malinconia che guarda al mondo e alla purezza della natura con un sorriso: è la bellissima malinconia che ci riempie di sentimenti mentre la pioggia che cade battente sui prati, sui boschi, e poi lassù, verso quei magici pendii.

(Luca Zakk) Voto: 8/10