(Ranka Kustannus) I Temple Balls nascono nel 2009 ad Oulu, in Finlandia, creati da alcuni amici quattordicenni; il nome viene ispirato dall’autobiografia di Andy Mc Coy (Hanoi Rocks) e pare riferirsi a una droga. Trovata una certa stabilità di formazione, negli anni successivi il gruppo suona nell’ambito di importanti festival rock nazionali aprendo i concerti di artisti come Queen, Deep Purple e Uriah Heep. Nel 2016 il quintetto firma con Ranka Kustannus, nuova etichetta guidata dal fondatore della Spinefarm Records Riku Pääkkönen, che li fa lavorare con il noto produttore svedese Tobias Lindell ai Karma Sound Studios in Thailandia (dove in quel momento stanno registrando anche gli H.E.A.T, il cui tastierista Jona Tee appare in veste di guest su varie canzoni). Il 24 Febbraio 2017 esce in patria il debut “Traded Dreams”, un album che ha nel DNA il classico hard rock sound a stelle e strisce di Aerosmith, Van Halen, KISS e Tesla, con qualche reminiscenza sleaze. Pur senza arrivare alle masse, il disco è un gioiellino, piace ai cultori dell’underground e permette al combo finnico di andare in tour in Finlandia, in Ucraina, nei paesi baltici e in Giappone. Nella Terra del Sol Levante si aggiudicano il premio di miglior gruppo esordiente dell’anno conferito dal programma Rock TV, condotto dal più famoso critico musicale rock giapponese Masa Ito. Anticipato dai singoli “Kill The Voice” e “Distorted Emotions” (del quale esiste anche un video), il secondo lavoro dei Temple Balls, “Untamed”, arriva praticamente due anni dopo il suo predecessore. Mixato e masterizzato ancora una volta da Lindell, stavolta il disco è prodotto da Paso Kauppinen dei Sonata Arctica e da Tee, che firma anche alcuni pezzi, suona le tastiere e fa le backing vocals assieme all’altro H.E.A.T Dave Dalone. Probabilmente è proprio il maggiore apporto in cabina di regia del tastierista svedese la vera chiave di volta. Da un lato il nuovo platter mantiene invariate le coordinate del vecchio: dalla copertina a tema azteco agli argomenti affrontati nei testi, dalle melodie vincenti ai cori poderosi in stile anni Ottanta, non si rischia mai di restare spiazzati. L’elemento di novità è tuttavia rappresentato dalle sfumature, che strizzano l’occhio più al metal melodico che allo sleaze, e da una produzione dal piglio un po’ più moderno. Americani nell’approccio e nella scrittura dei brani e marcatamente scandinavi nel sound, i Temple Balls partoriscono un lavoro frizzante e al passo coi tempi che cita i classici ma si pone sullo stesso piano di act contemporanei come Eclipse, Crazy Lixx, One Desire e inevitabilmente H.E.A.T. Non è un male, perché pur mirando spudoratamente ad una fetta di pubblico ben precisa, canzoni come “Kill The Voice”, “Distorted Emotions”, “Pauline”, “Ball And Chain”, “Leap Of Faith” e “Badlands” dimostrano appieno la capacità del gruppo di mantenere intatta la propria identità musicale. Con pochi ma mirati aggiustamenti, i Temple Balls ritornano alla carica con un album solido e maturo, che non può più contare sull’effetto sorpresa dell’esordio ma si attesta in ogni caso su livelli qualitativi elevati. In chiusura sottolineiamo che il disco è contenuto in un jewel case corredato da un booklet di otto pagine, completo di tutti i testi.

(Stefano Gottardi) Voto: 8,5/10