copthaclthi(Avantgarde Music) In silenzio. E’ questo il significato di Thaclthi in lingua Etrusca. E loro sono degli sconosciuti al primo album, senza notorietà, senza esagerazioni, senza una vera immagine. Arrivano sulla scena esattamente come il loro moniker: in silenzio. Un silenzio mediatico ma non certo sonoro, in quanto questo mastodontico lavoro di quattro tracce (e ben cinquantaquattro minuti!) rappresenta una evoluzione avant-garde di concetti espressi da black, doom e ambient. Un ascolto impegnativo per menti aperte, complesse, devote ai toni più neri delle oscurità del mondo. Sono italiani e, fedeli al loro moniker, hanno origini toscane… ma l’immensità del loro sound li catapulta istantaneamente tra i grandi internazionali del genere, tra le pietre miliari della musica più estrema e sperimentale. La opener, “Hinthial” è una teoria di suoni, rumori, voci. Immaginatevi un villaggio antico, in pieno inverno, subito dopo un massacro che ha scritto un altro capitolo della storia tormentata dell’umanità: silenzio con dei rumori, con voci spettrali, infestato da demoni, con la paura come unica sensazione ammessa. Probabilmente nel viscido concetto che sta alla base di questo progetto, si tratta di una introduzione, anche vista la limitata durata secondo gli standard di questa band: “solo” sette minuti. La paura diventa violenza con una traccia di un quarto d’ora intitolata “E Tu Vivrai Nel Terrore! L’aldiquà”, un titolo esplicito per descrivere le agonie di una vita di condanne, frustrazioni, terrore e perdizione. Il pezzo è sostanzialmente un black metal molto evoluto, pieno di rumore, costellato da un drumming letale, con il vocalist che raggiunge livelli assolutamente disumani di growl e scream. “Ixaxaar” è un capolavoro. Nei suoi infiniti ventidue minuti di durata, unisce il rumore della paura a concetti liturgici, ulteriore violenza nel drumming, per poi sfociare in un ambient/acustico che fa letteralmente venire l’angoscia. Questa parte più soft (per ritmi e suoni) dimostra le ottime capacità dei musicisti ed amplifica oltre ogni limite il concetto di terrore, un terrore che non si può superare in quanto viene dal più profondo io. La canzone conclusiva è la cover di “The Trip Was Infra Green” degli  Unholy, una band perfettamente in linea con l’orientamento creativo dei  Thaclthi. Un disco imponente che vanta una durata interessante anche senza la cover. Una capacità creativa deviata, malata, isterica capace di turbare l’animo, sconvolgere la pace, demolire ogni certezza. Un debutto estremamente interessante che deve assolutamente avere un seguito.

(Luca Zakk) Voto: 7,5/10