coptheearlsofmars(Candlelight Records) Dan Hardingham (aka Onetflirtyeight) rinnova il proprio progetto(ai primordi solista) con il debut album, dopo un iniziale EP nel 2012. I The Earls Of Mars sono una band sopra dal sound le righe. Quel genere di autori che sfornano canzoni che incollano insieme metal, blues, psichedelia, progressive e baldorie e allegorie sonore. mi spiego meglio: mentre l’opener “Poor Whores Petition” è un metal abbastanza schizofrenico, anche per via di un cantato su di giri, la seguente “The Swinger” ingloba cenni blues e appunto swing. “The Astronomer Pig” sembra quasi Tom Waits in collaborazione con una band metal e poi così avanti per dieci pezzi totali che mischiano le carte, offrono suoni duri e melodici ma anche divertiti e ringhianti. Un vero melting pot sonoro ma che non scade in sperimentalismi o decostruzioni. I The Earls Of Mars realizzano canzoni, le compongono, danno loro forme, identità e melodie con l’aggiunta di rifiniture. Tutto viene equilibrato e dosato. Vengono alla mente, ascoltando l’album, le bizzarre e uniche sonorità di altri autori, ma del tipo Nick Cave, appunto Waits, di certo Mike Patton. Riletture però, perché con Hardingham e soci siamo sempre nel metal, addomesticato e che lui stesso influenza sonorità particolari dalle quali è influenzato. Uno specchio e come tale inverte i lati. Non c’è da rimanere perplessi e nemmeno da scrivere che questa band ha bisogno di essere capita perché il tempo della comprensione dei The Earls è azzerato. I suoni si palesano immediatamente, le melodie avvolgono e si dichiarano sontuose, dense, ben costruite. Questo è un sound per tutti, senza riserve o compromessi.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10