coptheexploited1(Nuclear Blast) Anni ed anni passati a sentire e leggere che il punk ha cambiato tutto, che dopo il punk nulla è stato più come prima e che il punk è ciò che ha dato il colpo di grazia alla scena musicale. Anni passati a sentire e leggere gente che andava in giro a raccontare e spacciare il punk come la vera radice, ultima, della musica e che tutto prima e dopo quel genere si riportava ad esso e ad esso andava (vero, Rumore?). Boiate. Al di là dell’impatto storico e culturale, il punk è vissuto e non ha ammazzato niente e nessuno. Anzi, gli unici ad essere crepati sono coloro che dal genere hanno assorbito ogni cosa. I Sex Pistols se la sono solo spassata e i Clash sono stati cotti lentamente nel loro brodo. Gente unica, non si discute. Grande musica, non si discute. Il punk però ci ha dato anche altro.
The Exploited, quelli dal cranio con la cresta! The Exploited, scozzesi e punkers prima. Scozzesi e punkers divenuti veloci ed estremi tra hardcore e un metal isterico e ammalato. Tutti noi abbiamo nella mente la rivoluzionaria missiva alla società che è stato “Punk’s not Dead” (mai titolo è stato così forte e veritiero, ma più di ogni altra cosa sincero), il tempo ci ha fato conoscere poi una band che si è praticamente evoluta su un doppio binario: punk e metal sempre più vicini, sempre più in osmosi e in combutta. Forse nel tempo sono stati meno produttivi come estro, ma di certo gli Exploited sono tra le band più toste e serrate che la scena punk abbia potuto creare.
coptheexploited2La Nuclear Blast ripropone gli ultimi tre lavori di Wattie Buchan e soci e la cosa le fa onore e alla faccia di quelli che ancora vanno in giro a dire che tolto il primo album dopo non resta nulla. Compreso Jello Biafra. Lasciamo perdere, ben vengano le critiche, ma un confronto sano (ricordo che la band ha cambiato fisionomia troppe volte, forse snaturandosi) è sempre ciò che servirebbe alla musica e alle opinioni su di essa.
1990 ed ecco “The Massacre”, forse l’album più street punk di Buchan (l’unico che non è mai andato via dalla truppa) e compagni. Le distorsioni di ferro si sentono, manca però una sana inventiva. La rabbia è sempre al massimo e nel nuovo decennio, ormai non c’è più spazio per una satira su melodie graffianti e accattivanti come è ad uso dei punkers e degli Exploited stessi. Si, forse non è tra gli album da ricordare, ma sei anni dopo e in un periodo appunto convulso per difficoltà nel proporsi e di cambi nella formazione, esce “Beat the Bastards”. Sarei un pazzo a non riconoscere che quell’album ha dentro, in modo sparpagliato, anche il germe dei Discharge. Levigato, allungato, incavolato ma non apocalittico. Eppure è lì e lo si capisce dall’opener e title track. Attenzione però, c’è anche qualcosa di loro stessi dei bei tempi, vedi “Never Sell Out”, “Was It Me”, “Noize Annoys” ed altri pezzi squisiti. L’album è un mettere a ferro e fuoco gli strumenti e i microfoni che ne hanno catturato questa cavalcata serrata e isterica di oltre 50’. Si, questo album è tra i miei preferiti.
coptheexploited3Gli anni ’90 contrariamente a quanto si crede in realtà non sono stati totalmente pessimi per i The Exploited, infatti verso la seconda metà il nome della band iniziò di nuovo a circolare e anche per via di una eccessiva commercializzazione del loro merchandising. Non so bene cosa accadde in quegli anni. Io i The Explited li conoscevo di mio, grazie ad amici più grandi che me li avevano ‘insegnati’, ma ricordo molte giovani leve che si passavano “Punk’s Not Dead” e vestivano con t-shirt del cranio con la cresta, ma rimanendo delusi da cose come “Horror Epics” e lo stesso “The Massacre”. Poveri loro. Pian piano si arriva al 2003 e all’irruento “Fuck the System”. Il sound è nettamente hardcore, i riff sono sempre poderosi ma hanno quell’anima sconvolta e scanzonata, in alcuni casi. Il punk rivive sotto una coltre di hardcore, registrato però in un modo non propriamente eccezionale. I suoni sono eccessivamente compressi. Ciò non toglie un miglioramento nell’indole di Wattie Buchan (ad onor del vero lui non ha mai perso l’argento vivo che ha dentro) e colleghi.
Tutto questo ritorna in tre ristampe che sono acerrime nemiche di ogni preconcetto e leggenda (su di loro ne circolano tante).
Fuck the system, fucking bastards!

(Alberto Vitale) Voto: 8/10