copTheForeshadowing(Cyclone Empire) Ci sono voluti quattro lunghi anni affinché la quarta pagina della storia degli italiani The Foreshadowing venisse scritta, completata, firmata con il sangue. Ma l’attesa è un po’ l’anima dello stimolo, del desiderio… e quando finalmente cessa, si possono raggiungere elevati livelli di estasi. Eravamo rimasti a “Secondo World”, una prova di tecnica, atmosfera e classe che oggi viene superata da un’opera più ambiziosa, più complessa, più emozionale, più toccante. La copertina a cura di Seth Siro Anton (che ha firmato anche copertine per Paradise Lost, Nile, Moonspell, ecc) è criptica e spinge dentro questo labirinto concettuale che cattura tematiche bibliche, come la torre di Babele, la madre delle prostitute (Apocalisse 17:1-18 ) e le paragona al fallimento sociale odierno, all’unità europea in declino, alle intolleranze culturali e razziali, a quella terribile natura umana che porta sempre al sentimento più ancestrale ed immortale: l’odio… e le sue inevitabili conseguenze. A cavallo tra il trionfale ed il decadente “Fall Of Heroes”, con un ritornello veramente esaltante. Potente la ritmica di “Two Horizons”, pezzo comunque estremamente melodico, ricco di dettagli superlativi, dal singing a quel violoncello che esalta il livello artistico del brano. Criptica ed oscura “New Babylon”, struggente “Lost Soldiers”, impegnata “17” che cita il sopra citato capitolo dell’Apocalisse, piena di tristezza e rassegnazione “Until We Fail”. Il lavoro chiude con due immensi brani: “Martyrdom”, musicalmente un po’ il riassunto dell’espressione stilistica della band e la lunghissima “Nimrod”. Questo brano si divide in quattro capitoli, dove la band riassume la storia, dalla creazione dell’illusione, dal sogno tinto di falsità, fino al crollo, fino alla celebrazione della decadenza che diventa istituzione, diventa inno. Album impegnato, fantasticamente complesso; Avvolge l’ascoltatore: quelle atmosfere tra il dark/doom ed il gothico sono espresse con passione sia dal singer che dalla band; le canzoni non son mai suonate, mai semplicemente eseguite… piuttosto interpretate nel senso teatrale ed emozionale del termine. Non si sente una band che ha registrato il suo materiale, piuttosto una band che vive quei cinquanta sei minuti, che è coinvolta ed emozionata durante quei nove brani che a loro volta vogliono -e ci riescono- coinvolgere al massimo ed emozionare in maniera assoluta l’ascoltatore.

(Luca Zakk) Voto: 9/10