copthekompressorexperiment(autoprodotto) Scopro questo quartetto svizzero per puro caso. Ascolto un sample e decido che si tratta di roba che mi interessa. Di solito ho un buon fiuto per queste cose, riesco ad intuire rapidamente se quel che segue può soddisfare o meno i miei gusti. Mi risulta comunque ancora difficile intuire se la soddisfazione possa poi trasformarsi in qualcos’altro… ad esempio… ESTASI! Questo 12 “Douze”, il debutto, viene dalla band descritto come una ‘miscela di rock progressive, metal, stoner rock e post rock’… il tutto rigorosamente strumentale… tutto rigorosamente autoprodotto ed autoregistrato. Una purezza artistica la quale, considerata la resa sconvolgente, rende il tutto illimitatamente fantastico! Teoricamente la band abbina una componente visuale ai loro show, ma vi garantisco che tutto quello che viene dipinto dalle progressioni contorte, ma incantevoli, della musica dell’album già offre più di quanto uno possa immaginare o desiderare! Cinque brani, tre quarti d’ora di esperienza fuori di testa. Cadenzata ed energetica “Eat Yer Brownie”, ricca di melodia, di movimenti dal sapore jazz, con drumming favoloso, linee di basso che ridefiniscono il concetto di groove. Intensa e riflessiva “Masal Eye”, ricca di arpeggi, di assoli, ritmiche avvincenti, atmosfere coinvolgenti… con alcuni riff che intenzionalmente richiamano il brano precedente, piacevolmente spiazzando e destabilizzando l’ascoltatore. Più oscura ed introversa “Hog In The Fog”: un brano che apre a parentesi dalla grinta di origine metal, ma anche ad una dissolutezza funky, passando per l’inospitalità del post metal il quale converge magicamente ad un armonia marcata da un organo hammond. Lunghissima “Bronko”: oltre sedici minuti di poesia musicale, mai ripetitiva, mai scontata, mai superflua. Un inizio intelligentemente lo-fi, scatena chitarre e melodie prog su ritmica pulsante ed irregolare. Arpeggi che diventano fondamenta di divagazioni artistiche, ritmiche pesanti che evolvono, diventano funk, scatenano assoli ed effetti di keys di stampo spaziale. A metà brano quel tappeto jazz/blues calpestato dagli stupendi fraseggi delle chitarre, è un autentico orgasmo, un’eccitazione che fa perdere il controllo, scollegare la mente… con un risveglio in chiave metal melodico prima, atmosferico decadente poi, con samples vocali intriganti. Molta chitarra sulla conclusiva “BAAMM”, una chitarra che percorre labirinti complessi, senza mai perdersi, forse scoprendo nuovi percorsi ancora vergini. Un soundscape travolgente. Un equilibrio melodico e compositivo assoluto. Senza l’ausilio di produzioni famose, studi blasonati o etichette mainstream, questo album è capace di materializzare emozioni. Un quartetto eccellente: un batterista coinvolgente, una bassista fantastica, una chitarrista ed un chitarrista capaci di scolpire melodie e suggestioni. Non so se siano i migliori musicisti del mondo. Non so se la loro tecnica sia superiore di moltissimi altri artisti della scena (o delle scene), anche tra i più blasonati ed ultra tecnici. Ma questi quattro ragazzi, dispersi tra i cantoni svizzeri, sono in grado di creare -con semplicità e sincerità- qualcosa che emoziona, che tocca il cuore. E nella musica, dopotutto, è questo quello che cerco.

(Luca Zakk) Voto: 10/10