copTheShrine(Century Media) Terzo album in poco più di tre anni per gli Statunitensi The Shrine. Le note biografiche li descrivono come l’anello mancante tra Black Sabbath e Black Flag, definendo il loro sound con il nome “Psychedelic Violence”. La descrizione è piuttosto azzeccata, in quanto le sonorità passano dall’hard rock settantiano a sfuriate punk/hardcore, con in mezzo il blues psichedelico e iper distorto dei Blue Cheer. I brani sono brutali, stralunati, estremamente vintage nell’attitudine, senza per questo risultare nostalgici. A volte i pezzi sono piuttosto lineari, come nel caso di “Savage Skulls And Nomads”, dalle sonorità spiccatamente punk, non lontane dallo stile degli Exploited; più frequenti sono le canzoni in cui le varie influenze vengono frullate insieme, creando interessanti cambi di atmosfera, senza che nessun passaggio appaia forzato o scontato. Ne è un esempio “Acid Drop”, song aperta da un riff lento ed ossessivo, di chiara matrice sabbathiana, sorretto da bordate di basso distorto. Poco prima della metà, il brano si trasforma con totale naturalezza in un pezzo punk alla Sex Pistols, prima di riprendere la sezione doom iniziale. “What’s Left For Me” integra al doom massicce dosi di southern rock, risultando stilisticamente affine a certe cose dei Black Label Society. Un album coinvolgente, frizzante e per nulla scontato, che prende il meglio delle sonorità del passato rileggendole fedelmente, senza per questo copiare palesemente questa o quell’altra band.

(Matteo Piotto) Voto: 8/10