(Infektion Records) In questo secondo album dell’artista David Pais c’è di tutto, ma il tentativo di dare voce alla sua originale concezione artistica naufraga in un lavoro che appare quanto mai confuso, un ibrido che non trova una direzione coerente. I brani, seppur non privi di spunti fantasiosi,  risultano però una miscela stramba di generi, dal metalcore/death alla vena funk del terzo brano “Morning Glory”  a cui seguono echi blues, suoni melodici, atmosfere ambient e hard rock, ma niente che lasci davvero il segno. Decisamente troppa carne al fuoco in questo disco che non riesce a trovare una collocazione stilistica e purtroppo lascia il dubbio sull’utilità artistica di tale operazione. Credo però nella genuinità del prodotto e ne comprendo gli intenti e le ambizioni, ma là fuori ci sono realtà agguerritissime ed è una battaglia che va conquistata osando si’ ma cercando di coniugare l’estro ad una certa maturita’ e alla consapevolezza dei propri mezzi. Nonostante tutto, non dispiacciono alcune sperimentazioni in ambito post rock presenti nei minuti iniziali di alcuni brani, (che però poi si perdono nei meandri di sonorità derivate) è da li’ che si deve necessariamente ripartire, potrebbe risultare un’evoluzione interessante per la ricerca di un’identità più concreta, personale, anche mantenendo una stramberia di fondo, ma per favore, che sia omogenea!

(Federica Sarra) Voto: 5,5/10