copTHEATRESDESVAMPIRES(Scarlet Records) Ho lasciato i Theatres Des Vampires a quattro anni fa con un EP, “Cult Of Lahmia”, che quasi era un album completo, per complessità e struttura. E devo dire che da loro fan li ho apprezzati davvero molto fino a “Nightbreed Of Macabria”. Poi il loro suono ha preso una piega differente che all’inizio non mi convinse, anche se la sto riscoprendo proprio in questi mesi. Ora, dove siamo con l’ultimo album? Beh, per fortuna non ho letto le info prima dell’ascolto (come mio solito), per non lasciarmi influenzare da accostamenti e influenze dichiarate. Questo perché si sente che i capitolini hanno eseguito una nuova svolta nella loro multiforme carriera. Il sound generale mi piace moltissimo, pur essendo stati necessari due ascolti per interpretarlo al meglio (cosa rara per chi scrive). I nomi che mi son saliti subito alla mente sono gli ultimissimi Moonspell, i Depeche Mode e un generale mood tutto italiano che si esprimere molto bene nei suoni Power ed epici. Il tutto mischiato assieme in un inedito sound che è una via di mezzo tra l’immediato ed il riflessivo, tra il magniloquente e l’epico. La componente Gothic c’è ed è proprio l’impronta TDV che lega l’album alla precedente discografia. Ma canzoni come “Parasomnia” ti fan scuotere la testa su e giù che è un piacere. C’è quindi pure una componente Rock nell’album. Come sempre su tutto si distingue il lavoro superbo di tastiere e linee compositive e la versatilissima voce della cantante, capace di languidi canti ammaliatrici come di sfuriate aggressive quasi in growl, molto piacevoli nell’alternanza… Nessuna traccia può dirsi un riempitivo, anzi: la varietà compositiva regna sovrana pur trovando un filo logico quasi a formare una narrazione (si tratta di un quasi concept… diciamo che se conoscete un sanatorio o un ex ospedale psichiatrico nelle vostre vicinanze, il mio consiglio è di andarci ed ascoltare l’album in quel set per carpirne la vera essenza). Insomma, un album che sarò sincero, non mi aspettavo proprio, in nessuno dei suoi molteplici aspetti. Qui troverete di tutto, dalla quasi ballad “Candyland” alla boombastica “Your Ragdoll”, un disco caparbio che sa però mantenere quanto promette. Un felicissimo ritorno. Ottimi davvero.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10