(SPV/Steamhammer-Audiglobe) “Wintercoast” è il secondo album degli inglesi Touchstone e il terzo prodotto della band (contando anche l’ep “Mad Hatters”) ad essere ristampato in un bel digipack dalla SPV: con l’aggiunta di due bonustracks live il minutaggio totale supera gli 84 minuti! Nel confronto con il predecessore “Discordant Dreams” esce un po’ sconfitto in inventiva e freschezza, ma non si può certo dire che sia un brutto platter. “Prelude” contiene una evocativa narrazione ad opera di Jeremy Irons, poi i nostri sparano subito la titeltrack di undici minuti: il sound si è fatto leggermente più metal e la voce di Kim Seviour sembra adesso avere un ruolo predominante, ma gli andirivieni prog e le divagazioni pianistiche sono sempre presenti. Molto serrata e poco incline invece a voli pindarici “Strange Days”; dopo le belle aperture melodiche di “Original Sin” abbiamo forse il primo brano un po’ prolisso e troppo compiaciuto della discografia dei Touchstone: si tratta della lunghissima “Voices”. “Zinomorph” (è presente anche la versione editata per la radio) è un’ottima passerella per virtuosismi strumentali; dopo la dolce “Solace” (che però non regge il paragone con “Ocean down” dal precedente “Discordant Dreams”) abbiamo la suite conclusiva addirittura in due parti, “The Witness”: molto drammatica e tirata la prima sezione, mentre la seconda costituisce in gran parte un sfoggio di trame prog. È strano che sia un defender a dirlo, ma l’iniezione di metal di “Wintercoast” risulta poco funzionale al sound della band: i nostri riescono molto meglio quando seguono la loro inclinazione verso il rock di tre (o anche quattro) decadi fa.

(Renato de Filippis) Voto: 7/10