(No Remorse Records) L’infinita storia si ripete: i britannici Traitors Gate fanno uscire un EP nel 1985, quindi scompaiono. Il loro unico prodotto discografico diventa un pezzo ricercato; poi il mercato esplode, i comeback sono all’ordine del giorno, la band così si rimette in piedi, tiene qualche concerto nel 2016 e nel 2018 edita il debut. Per chi scrive, devo dire che purtroppo non ci troviamo di fronte a un disco riuscito: il songwriting è troppo omogeneo, e la produzione troppo compressa, per cui i brani non riescono ad esprimere al meglio il proprio potenziale. Resta comunque solida la opener “Retribution”, ma la successiva “Homeland” è già un po’ monocorde, ed è molto ingenua “Mean Streets”, basata su un ritornello troppo elementare. “Edge of Destruction” è una canzone più sostenuta, che ricorda (anche per il cantato) qualcosa degli Helstar degli inizi; sprazzi (nulla di più) di NWOBHM in “Sign of the Cross”, poi è strana “Only the Strong”, che unisce chitarroni ribassati e un solare ritornello quasi hard rock. Con il melodic modern metal (non credo di poterlo definire altrimenti) della titletrack si chiude questo platter che non ha nulla di ciò che la band era in passato, e difficilmente attirerà fan nuovi. Poi felice se mi dovessi sbagliare, sia chiaro, ma non mi sembra esserci proprio il materiale; al di là dei fanatismi, credo dovremmo cominciare ad ammettere che non tutti quelli che hanno fatto uscire un demo fra la fine dei ’70 e l’inizio degli ’80 fossero dei campioni, e non tutti quelli che sono tornati lo hanno fatto in modo memorabile.

(René Urkus) Voto: 5/10