coptruckfughters(Fuzzorama Records) Quello che mi affascina di un album spesso è la sua omogeneità, cioè il grado di fusione degli elementi che lo compongono. Scrivere delle canzoni e dar loro quella parvenza di appartenenza ad un solo ed unico sound. Riflessione che mi sovviene alla metà dell’ascolto di questo album, il quale mi ha sinceramente sorpreso. Gli svedesi Truckfighters hanno quelle sonorità stoner, acid di tipo californiano o degli stati a stelle e strisce del sud, ma al contempo sento dentro qualcosa dal retaggio punk e grunge. Si, ok che i Kyuss si manifestano con certe sonorità e passaggi particolari, come quel basso che borbotta con lisergica insistenza, ma è pur vero che molte delle melodie assumono un carattere meno desert sound di quello che si possa pensare e restituiscono concreti echi dell’acid rock, o addirittura di certe atmosfere allucinate dei Doors, ma riviste e proposte secondo un’ottica attuale. Contemporanea. O magari anche a dei Pearl Jam più seri e meno annacquati negli intenti. Ci si potrebbe trovare un mucchio di cose in questo album, forse una buona fetta della tradizione rock-punk-stoner americana degli ultimi venti anni. Il tutto coeso ed espresso secondo un massimo rendimento dei brani che da subito diventano un alone che avviluppa i neuroni e trasporta l’ascoltatore su distese di stelle. Un’ipnosi sonora fatta di colori e sfumature dalle quale si hanno visione. Un sound drogato da tradizioni, sonorità certamente già note, da una sporca attitudine vagamente punk, più grunge nella sua realtà, maggiormente stoner nella sua essenza. Un ibrido “Universe”, un laboratorio sperimenntale di suoni e intenti. Una carezza di note che possono escoriare la pelle e ammalare ed ammaliare il sangue. Questo sound è colorato, pregno di derive, di essenze. Effluvi sonori che dipingono distese di sogni, di riflessioni. I tre svedesi hanno appreso bene la lezione di molti americani e non (Kyuss, Cult, Queen Of The Stone Age, Orange Goblin, Monster Magnet) eppure concedo a loro il fatto di avere una propria personalità, visibile in questa foschia di suoni. Suoni che rimarcano cose comunque già note, ma non per questo meno affascinanti. Adorabili!

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10