bd_digipack.indd(W.T.C.Productions) Freddo finlandese in questi cinquanta minuti di malvagità. Che poi quel “true” nel moniker ci sta tutto, sia per i contenuti, sia per la diretta brutalità, sia per il fatto che questi sono i VERI Black Dawn, nome che etichettava la loro oscurità fino a metà degli anni ’90, quanto una sconosciuta band statunitense li minacciò legalmente per un presupposto “copyright” del “brand”. Ma i True Black Dawn non sono un brand, qui il copyright viene incendiato. I True Black Dawn sono black metal. Vero Black Metal. Quello sepolto, quello underground, quello spietato e privo di rispetto. Dopotutto loro tra un nome e l’altro sono in giro dal 1992 e -se non contiamo split e demo vari (tra questi il mitico “War Against Christian”)- sono solo al secondo album! E, scusate, ma questo significa stare là sotto, nel profondo, lontani dal business, dal main stream, coperti da quel fumo tossico esalato dalle cavità più putride degli inferi. Questo seguito al nefasto “Blood for Satan” del 2001 (album capostipite del black finlandese del nuovo millennio) è altrettanto furioso, malefico, privo di pietà e rispetto di qualunque forma: riff crudeli, mid tempo perversi, blast beat micidiali, linee vocali con un timbro che può SOLO inneggiare all’innominabile: black metal allo stato dell’arte, senza fronzoli, senza ricerche stilistiche o influenze trasversali. Un black coinvolgente, che alterna costantemente momenti più efferati a quei mid carichi di pathos superbo, un black puro, un black decisivo. Possente la title track, con quei cambi ai confini del death e quei rallentamenti melodici assolutamente malefici. La violenza di “The Light Goes Out” diventa all’improvviso un mid tempo dove il male diventa palpabile, diventa un qualcosa di vivo e presente nell’etere… e non solo. Trionfale “Cinereous”, mostruosa “The Ring-Pass-Not”, infame “Strange Shaded Sky”, uno dei vari brani dove è ammirabile l’ottima produzione che mette in perfetta evidenza ogni strumento, basso compreso. Fantastico quel feeling marziale su “The Sectile Shadow”, brutale “Eyes of the Cadaver”, mentre la conclusiva “Into the Tomb of Her Mirror” aggiunge una buona dose di melodia ad una palese perversione nel nome delle tenebre. Musica nuova? Rivoluzione? Assolutamente no! Nessuno l’ha chiesta. Nemmeno il Diavolo. Ma qui di personalità ne troverete una quantità esagerata. Musica suonata per essere la colonna sonora dell’inno al male, dell’obbedienza al diavolo, dell’adorazione del serpente, del culto delle ombre. Musica per osannare la morte. Una morte che arriva tra infami torture, infernali supplizi ed eterni tormenti.

(Luca Zakk) Voto: 8,5/10