(Ataman Productions) Scelto un nome che deriva dalla fantasia di J.R.R. Tolkien, il polacco Ataman Tolovy (Gemnius Ultor e Stillborn) con l’aiuto del batterista Imć Pan Śmierć e del chitarrista Kniaź Niechęć Przekora (altro ex Genius Ultor) incide questo lavoro oscuro e diabolico. Non è il primo ad essere realizzato, ma “Corona Regni Satanæ” è il primo full length a cui i Túrin Turambar hanno lavorato dalla metà degli anni ’90 ad oggi. Dopo l’ascolto di un paio di pezzi “Corona Regni Satanæ”  sembra essere l’album che Satana potrebbe incidere se decidesse di realizzarne uno. L’atmosfera è davvero diabolica, assolutamente sperimentale ed eccentrica, ma l’impasto grezzo e feroce di death metal, black metal, noise e avant-garde in generale è talmente assurdo e inquietante che mi sentirei di andare oltre la necessità di definirne il genere di appartenenza. “Corona Regni Satanæ” sa spaventare e disturbare, sa mettere inquietudine e terrore. “Corona Regni Satanæ” è come entrare in una casa assurdamente posseduta dall’entità del male. “Corona Regni Satanæ” è anche un album che potrebbe non piacere a tutti, data la natura informe della materia che lo definisce. Se Zêodziej Ryb ( ovvero “Fish Thief”) sembra del mathcore più aggressivo, “Drugi Dom Os” (e cioè “The Seconds House Of The Wasps”) rivela la caverna nella quale si annida la bestia del male. In “Za Chram” (For Chram) invece sembra di udire i Neurosis e i Venom dall’inferno. “Corona Regni Satanæ” si evolve attraverso cacofonie, ambientazioni sonore che riprendono le immagini di Bosch, oppure momenti di stampo rock ma con toni  folli e sperimentali, come “Bagno Mar“ (The Quagmares) e “Czarny Pies” (Black Dog) che dura quasi 11’ ed è il mantra finale. Il sussurro catarroso del Diavolo. Ci vuole coraggio e sensibilità a stare dietro ai Túrin Turambar, forse non tutti avranno i nervi o il gusto per farlo, ma quello che conta davvero è il loro serio tentativo di superare gli schemi del metal estremo.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10