(Metal Blade) Progressive folk metal: quando lo ascoltai la prima volta rimasi folgorato… oggi i Tyr non sono più una sorpresa, ma restano una band sui generis, dal sound praticamente inimitabile. L’ottavo disco, che giunge a ben sei anni dal precedente, “Valkyria”, vede un importante cambio di formazione, perché il membro storico Terji Skibenæs ha abbandonato i compagni l’anno scorso. Con “The Gates of Hel” entriamo nel regno oscuro (tutto il disco è infatti dedicato, come molti sapranno, all’inferno vichingo): una breve intro in crescendo e poi la tempesta viking/prog si abbatte sull’ascoltatore, con un ritornello, peraltro, ancora più melodico del solito (‘You take the high Road / I take the low Road’ vi resterà subito in testa). Velocissime parti di chitarra in “All Heroes fall”, mentre “Ragnars kvæði” punta su cori sciamanici e una atmosfera antica: è infatti un brano tradizionale delle Far Oer. Prog puro e dai toni illuminati per la solenne “Sunset Shore”, e sono una goduria anche le trame complesse, veloci ma sempre melodiche di “Empire of the North”. “Far from the Worries of the World” ha degli elementi folk e medievali, mentre la batteria ‘estrema’ di Kári Streymoy in “Against the Gods” contrasta ottimamente con i cori cristallini. Il disco si conclude con la lunga e trionfale “Alvur Kongur”, anch’essa brano tradizionale, che dimostra ancora una volta come la band sia in grado di mettere insieme mondi diversi. Un graditissimo ritorno: i capolavori del passato restano di un altro pianeta, ma “Hel” non ha un momento di flessione.

(René Urkus) Voto: 8/10