(Long Branch Records) Se si ascoltano i francesi Uneven Structure si capisce subito che loro sono entrati nel giro, sono dei professionisti. Lo si sente nei suoni, nella produzione, nell’approccio… Insomma, il livello è quello da proporre alle etichette che non solo commerciano musica ma la distribuiscono e la vendono. Il problema è che questi sono andati a complicarsi la vita, scegliendo un genere musicale tutt’altro che appetibile alle masse, vale a dire una sorta di prog/post rock di chiara ispirazione A Perfect Circle, voce compresa. Anzi, la voce somiglia pure ai Mechanical Poet… Poco importa comunque. Il punto è che qui devi sapere non solo suonare ma anche ammaliare l’ascoltatore e cercare quindi di portarlo fuori dagli schemi della musica commerciale. L’operazione può dirsi quasi completamente riuscita, visto che i paragoni fatti poc’anzi sono comunque degni di nota, ma l’originalità/genialità delle due band citate poche righe sopra è comunque lontana. Resta il fatto che un piccolo passo verso la completa originalità è stato fatto, l’attenzione dell’ascoltatore si attiva subito… Certo è che si può andare ben oltre, e questa speranza mostra un futuro per il gruppo davvero poco incerto…

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8,5/10