copunwise(Autoproduzione) Ho dovuto prendermi del tempo per ascoltare questo lavoro nella maniera adeguata e cioè con un’attenzione e disponibilità d’animo davvero intense. Gli Unwise eseguono un metal che potrei avvicinare per dimensione, natura, aspetto a quello dei Queensryche dell’era “Emprie”. basterebbe ascoltare l’intro e la seguente “R.E.M.”, altra sorta di intro, per averne il sentore. E’ un paragone semplicistico, tuttavia è con la semplicità che posso descrivere quanto sia articolato e ricco di soluzioni questo “One”. Gli Unwise nascono nel 2006 e tra loro c’è Luca Zontini, vocalist di una tribute band italiana degli Iron Maiden e i quattro con “One” mettono in bella mostra un songwriting maturo, altamente melodico e non privo di qualche raffinatezza. Un metal nella sostanza progressivo, ma anche tanto emozionale per via delle melodie e per la buona prestazione di Zontini. Per il resto gli altri tre, Alessandro Codazzi, chitarre, Roberto Pintus, batteria (i due fondatori) e Mauro Colombo, basso, sembrano essere elementi chimici dall’alta valenza e capacità di reagire tra loro. “One” è un’opera elaborata, in meno di 50′, quel genere di lavoro che sembra essere una serie di stanze arredate con gusto e allo stesso tempo con diversità, poste all’interno di un edifico ben solido e armonioso. Inoltre è un concept “che parla della crescita della coscienza di un uomo contrapposta alle trappole e tentazioni del mondo moderno. E’ un inno alla propria unicità“. “One”, la title track, è una mini suite, la quale esibisce anche l’accompagnamento di una corista che rende l’atmosfera ancora più intensa. “Metamorphosis”, “Safe & Sounds”, “Lulla-Buy” sono alcuni momenti significativi, ma in generale l’album ha una scaletta di canzoni tutte degne di menzione. “One” è qualcosa di veramente bello, lo si capisce pezzo dopo pezzo, eppure servono più passaggi per approfondirlo. Sia chiaro che in Metalhead nessuno ascolta gli album una sola volta, ma “One” è un lavoro che ti fa capire che ha bisogno di altro tempo. Arrangiamenti (tantissimi), sfumature, l’interpretazione vocale e tutto l’insieme pretendono molto dall’attenzione di chi ascolta. I suoni sono puliti, molto puliti, eppure non sembrano di plastica, finti, e anzi la produzione è davvero un abito cucito su misura per gli Unwise.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10