(Century Media) 18 ottobre 2007. Sembra passata una vita, eppure per me quella sera passata al Country Star ad Albignasego (Padova) ha cambiato il modo di intendere la musica estrema. Quella sera vidi per la prima volta salire sul palco i Watain, forti di una nuovo album “Sworn To The Dark”, uscito per la gloriosa Season Of Mist… e signori, che concerto. Ricordo la gente svenire davanti al palco per via del tanfo di morte emanato dai vari oggetti di scena degli svedesi. Gente che ci credeva, questo mi fu evidente subito, il tutto confermato dalla cover tributo al compianto connazionale Nödtveidt, leader dei Dissection. E chi se lo scorderà più quell’evento, con tanto di topi imbevuti di cherosene e lanciati in fiamme sul pubblico a mo’ di molotov? ‘Questi tipi sono pazzi, mi fanno paura’, pensai. Eppure per me rappresenta uno dei più bei concerti a cui ho avuto la fortuna e l’onore di assistere. Ricordo bene che gli Impiety da Singapore erano co-headliner della serata e dovettero suonare dopo gli svedesi per un contrattempo in autostrada. Vi racconto solo che sapendo pochi minuti prima della loro esibizione che avrebbero calpestato il palco ‘insozzato’ da quei blasfemi dei Watain, quasi si rifiutarono di esibirsi. Mi ricordo come fosse ieri che l’odore sprigionato dalle candele del palco era così particolare e inquietante, finora l’avevo sentito solo in un altro luogo non meno disturbante, ossia Auschwitz. Da quella sera i tre di Uppsala diventarono per me parte del mio immaginario del black metal, punto. Il resto è storia, come si suol dire. I nostri son cresciuti, i palchi così come i locali si sono allargati e ben presto è arrivato il contratto con una casa piuttosto grossa, la Century Media. A me all’epoca la cosa preoccupò per via delle possibili ripercussioni che questa scelta avrebbe avuto sulle sonorità del gruppo ed in parte queste paure si concretizzarono con un album, “The Wild Hunt”, molto più orecchiabile e accessibile dei precedenti ma non per questo meno affascinante. Sia chiaro, non sto parlando di un “Black Album” stile Metallica ma era insindacabile l’ammorbidimento sonoro percepito. Ora, con un’infame paura mi sono avvicinato all’ascolto della nuova creatura di Danielsson e soci, eh… togliamo ogni dubbio, “Trident Wolf Eclipse” ha ingranato una marcia indietro nelle sonorità. Otto tracce tirate, capaci pensate di stare in un unico lp, con un minutaggio quindi esiguo, ma dannatamente dirette. Il nuovo album dei Watain è a mio avviso l’esempio di come dovrebbe suonare un album black metal, un manifesto sonoro a cui qualunque gruppo si reputi estremo dovrebbe tendere ed identificarsi. Non c’è limite alla crudezza dei suoni emessi da questa granitica opera, un lavoro che non lascia spazio alcuno a ripensamenti di nessun tipo sullo spessore musicale dei tre. Non so davvero da dove riescano ad attingere tanta energia questi svedesi ed imprimerla in modo cosi vivido su disco, la differenza con qualsiasi altra uscita black degli ultimi cinque anni è imbarazzante. La registrazione è rovinosamente perfetta, ruvida, sembra carta vetro passata a forza sui timpani, lame zigrinate che vi lacerano la pelle. Non voglio fare il sensazionalista ma qui siamo di fronte ad un capolavoro assoluto, otto brani perfetti e cesellati in ogni minimo suono, forieri di tanta compostezza e perfezione quanto di ferocia e blasfemia. Riuscirete a trattenere il respiro per quasi trentacinque minuti? Assoluti.

(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10