(Autoproduzione) In Francia e Svizzera il tasso post hardcore sta aumentando nella scena. L’ultimo prodotto che arriva dalla seconda nazione, forse più prolifica in questo genere, è questo full length che mette in risalto una band dedita a sonorità parzialmente depresse, molto ossessive, sia per le partiture delle chitarre che in alcuni risvolti del drummning. L’ascolto di “Aegan” non è qualcosa di semplice, nonostante i When Icarus Falls si producano infatti in canzoni non particolarmente difficili, ma lo stile è appunto ossessivo e claustrofobico. Gli svizzeri propongono anche qualche accordo e atmosfere derivate dal doom e lo sludge, come accade per l’opener “A Step Further”. In questa canzone l’hardcore è ridotto al minimo e il riffing è lento e scandito e ricorda alla lontana i primi Cult Of Luna. La successiva title track propone coordinate sicuramente più post hardcore e metal, oltre ad un drumming (di Xavier Gigandet, anche tastierista) certamente dinamico e tastiere che elevano la magnificenza delle melodie di alcuni passaggi. “Acheron – Eumenides” sorge con toni semi-psichedelici, per poi innervosirsi e precipitare in uno scenario finale tra il post metal e il doom. “The Asphodel Meadows part I” è un inquietante e sofferto intermezzo che funge da ponte e inaugura la seconda parte di questo album, che è un concept ma il cui tema tratterò dopo. A seguire c’è “What We Know Thus Far (an Inner Journey)”, ombrosa canzone che produce forse il momento melodico migliore dell’album e, anche in questo caso, attraverso impennate e cali improvvisi nelle velocità e atmosfere e grazie ad un lavoro volubile e dinamico delle chitarre, suonate da Luis Cordero e Yann Cottier. Chiude l’ambient di “Tears of Daedalus” e i quasi 11′ di “Hades”, mini suite malinconica dove si sviluppa un turbinio di trillati, tastiere che accompagnano e il solito drumming quasi tribale di Gigandet. La scelta tematica di “Aegean” è caduta sulla psichiatra Elisabeth Kübler-Ross e delle sue “cinque fasi dell’elaborazione del lutto”, un modello che permette di capire le dinamiche mentali di una persona alla quale è stata diagnosticata una malattia terminale. In sostanza i WIF musicano quelle cinque situazioni che sono diniego, rabbia, negazione, depressione e accettazione. Un tema complesso, profondo e che va appunto nella psiche umana. Il problema è che la band non fornisce testi e il cantato urlato di Diego Mediano, non permette di capirci nulla in ciò che si dice. Questo dunque il motivo delle sonorità claustrofobiche. Si sente un clima particolare che grava sulle canzoni e gli svizzeri vogliono mettercela tutta ad avvicinare la musica a quel modello psichiatrico. Un sound inscatolato, ma nel quale i WIF hanno provato a più riprese di renderlo comunque dinamico o di variarne le melodie, con il risultato di rendere “Aegean” un lavoro comunque interessante.

(Alberto Vitale Voto: 7/10