(Reaper Entertaiment) Non possiamo fingere che, letto da un italiano, il titolo del settimo disco dei Wolfchant non strappi un sorriso… ma la band tedesca merita rispetto per la propria torrenziale miscela di generi, che qualcuno per un po’ chiamò ‘battle metal’, e che oggi non saprei come nominare (power/death/epic?)… La potente “Komet” (naturalmente, ‘Cometa’) si colloca fra Wintersun e Suidakra (o se siete dei veri esperti della scena: fra Black Messiah e Adorned Brood), ma si giova in più del cantato di Nortwin, al secondo Michael Seifert dei Rebellion, che a tratti esibisce un tono baritonale (alla Teufel dei Tanzwut, per capirci) che dà un tocco molto tedesco e profondo all’insieme. L’influsso melodic death e il tasso di melodia epica aumentano entrambi nella tempesta che è “Into Eternal Darkness”, mentre “Der Geist und die Dunkelheit” (‘Lo Spirito e l’Oscurità’) arriva ad avere qualcosa dei Children of Bodom. Si sale con il livello di epos nella stentorea “Jäger der Nacht” (‘Cacciatore della Notte’), incorniciata da un mirabile ritornello alla Siegfried; con “The Flame” e i suoi stacchi pianistici giungiamo alla conclusione in un tripudio di maestà. I testi misti in inglese e tedesco sono una buona variazione per questo disco possente e colmo di influenze disparate.

(René Urkus) Voto: 7,5/10