(Artemisia Records) È questo il black metal del Nord America, il cascadian black metal, quello delle foreste dell’Oregon, di una fettina del Canada, delle coste pacifiche e così via. Eppure questo nuovo album dei Wolves In The Throne Room in fatto di appartenenza e radici culturali, si rivolge anche alla mitologia norrena. Un isolazionismo filosofico che si congiunge dunque con una tematica europea. La band fa un salto, non solo testuale ma anche musicale. Lo stile dei Wolves si evolve, pur ancorato a un black metal di natura atmospheric. Cinque pezzi, dove qualche mid e low tempo intervalla le fasi più furiose e le parentesi di natura atmospheric o addirittura ambient. Tuttavia i pezzi non sembrano avere una concreta unità tematica, nel senso che queste lunghe composizioni (siamo tra gli oltre otto fino a oltre undici) accostano ognuna tre, quattro, cinque frammenti strutturali che non sempre hanno a che fare tra loro. Come se un pezzetto non sfociasse con naturalezza in un altro. “Angrboda” per esempio è una composizione molto veloce e unitaria per almeno due terzi, ma proprio nella sua ultima sezione sembra distaccarsi dal resto. È tuttavia libertà della forma, ovvero la volontà dei musicisti di dirigere gli umori delle composizioni secondo la propria sensibilità. A questa si aggiunge quella del chitarrista dal vivo Kody Keyworth, ormai assorbito in pianta stabile nella formazione, contribuendo con qualche scream oltre che con i suoi riff. “The Old Ones Are With Us” viene aperta dalla voce di Steve Von Till (Neurosis). Altro particolare di questo album sconfinatamente ricco.

(Alberto Vitale) Voto: 8/10