(Lupus Lounge / Prophecy Productions ) L’oscuro Malefic, all’anagrafe Scott Conner (anche session di Manes e Sunn O)))), aveva parcheggiato il suo progetto one man band depressive black metal Xasthur, a favore di un nuova idea acustica denominata Nocturnal Poisoning. Successivamente un rimescolare delle carte, confondendo la distinzione tra le due ‘band’, tornando al moniker originale, evolvendo poi gli stessi Xasthur a band vera, un trio che con il black metal non ha più nulla a che fare tanto da auto-dichiararsi ‘doomgrass’, ovvero un incrocio tra acid folk e tech folk, con voci di ispirazione doom, tocchi disarmonici ed atmosfere oscure, integrando la complessità e gli strumenti appartenenti a generi quali il l’americana, il folk, il blues ed il bluegrass. Il risultato è questo intenso debutto, questo “Victims of the Times”: ventidue brani, oltre un’ora di musica, di chitarra classica, di voce clean ed intensa, di teatralità, di storie cantante, esposte, narrate, trasmesse. Lo stesso mastermind confessa di aver perso la casa durante la stesura di questo lavoro, tanto che ogni brano non solo è stato registrato in diverse location, ma è stato anche composto sul momento, in quel dove, in quel frangente emozionale, spaziale e temporale, inglobandone le sensazioni di quel preciso istante, di quella precisa ed imprevedibile fase della vita. Poco lavoro studio, o forse proprio nessuna attività in uno studio di registrazione, nessuna post produzione, nessun ritocco… brani che si lasciano andare nell’etere esattamente nella forma nella quale sono stati catturati, in presa diretta, sulla scia delle emozioni di quel giorno, di quell’ora, con quei sentimenti, quelle condizioni meteorologiche, quella stagione, quel vento, quella luce, quegli stati d’animo. Un flusso di emozioni, il quale oltre all’oscurità, è uno dei veri legami rimasto con l’antica entità di Xasthur. Un album tanto umile ed intimo quanto ambizioso ed espressivo. Molto oltre l’idea di musica con dei testi, piuttosto sublime poesia con accompagnamento musicale. Parole che vengono dall’anima, dai meandri più nascosti della psiche. Parole vere. Musica scritta per strada che canta di quel che succede per strada. La ridefinizione in chiave moderna del blues, del folk, dell’Americana.

(Luca Zakk) Voto: 8/10