(Sun & Moon Records) Secondo lavoro, ma debutto in formato full length per gli Ungheresi Ygfan, i quali mi fecero un’ottima impressione con “Köd”, il loro primo EP di due o tre anni fa (recensione qui). Rimane il black metal. Rimane quel crossover tra post black e atmosferic black… ma emerge qualcosa di nuovo, di emozionante, di oscuro ma eccitante. C’è ancora quello sfuggire da un genere all’altro emerso con il l’EP, ma “Hamvakból…” (titolo che significa qualcosa come ‘Dalle ceneri’) è ulteriormente trasversale, con cambi e salti di genere più subdoli, più articolati, più perversi, inaspettati ma superbamente azzeccati. È un po’ come se la loro già valida tecnica e originale inventiva si sia fatta influenzare anche da Thy Catafalque e da un caleidoscopio di dettagli che abbracciano folk, atmosferico, emozionale, dark, introspettivo, psicologico, sempre con uno sguardo di favore alle divagazione post metal, post black e sludge: growl feroci, clean eterei e ritualistici, mid tempo coinvolgenti violentati da dissonanze a cura di chitarre fantastiche, colossali, avvolgenti. La opener è destabilizzante: mi vengono in mente Cult Of Luna, Isis… ma anche puro black metal in una unione dissacrante di suoni apparentemente opposti. Pura magia, totale oscurità con “Maya”. Suggestiva e melodica “Hamvak alatt…”, dissonante e deliziosamente inquietante, a tratti depressiva, la bellissima “Csendben…”. Barlumi di gloria con “Vonzásban”, immensità e spiritualità con “Ygfan” prima della conclusiva “Memento Mori” che intensifica, colpisce, esalta e distrugge. Umore tetro illuminato da una luce quasi divina; desolazione cupa resa elettrizzante da un disperazione senza speranza, senza via di uscita, una disperazione che tuttavia vede un barlume di luce lontano, lo insegue, lo brama… prima che questi -beffardo- si dissolva lentamente assorbito dalle tenebre più impenetrabili, senza possibilità di ritorno, verso un’eternità irreversibile e straziante.

(Luca Zakk) Voto: 9,5/10